Il confronto con le due precedenti stagioni recita due punti in meno rispetto al 2017 ma gli stessi del 2016. Il dato attuale è la discontinuità davanti, dove si fatica ad accendere la luce
Due punti in meno del 2017, gli stessi del 2016, annata dall’avvio ad handicap poi sfociata nel ritorno in Europa dopo oltre un quarto di secolo. La Gazzetta dello Sport prova a decifrare il momento no dell’Atalanta attraverso i confronti con lo stesso periodo, leggi le prime sei giornate di campionato, delle due precedenti stagioni sotto la guida di Gian Piero Gasperini.
2016: STESSI PUNTI, MA OGGI VA MEGLIO. Due vittorie con Torino e Crotone (a Pescara) nell’incipit dell’avventura col nuovo tecnico ma anche quattro ko, mentre stavolta bottino pieno col Frosinone alla prima del 20 agosto e poi la flessione sull’onda lunga dell’eliminazione ai playoff di Europa League. I gol sono gli stessi (9) come i punti (6), ma se ne prendono di meno (oggi 8, allora 12), si tira di più (68 volte di cui 27 in porta, contro 64 e 25) e si giocano più palloni (664 contro 650). Allora il 3-1 ai Pitagorici evitò forse l’esonero al Gasp, adesso si tratta di ripartire.
2017: CONFRONTO IMPIETOSO. Rispetto all’anno scorso, invece, due punti in meno, meno tiri (allora 61, di cui 33 nello specchio) e un pallone in meno nel sacco a parità di quelli raccolti nel proprio. Ma ne erano stati giocati ben 60 in più in fase di manovra. I problemi di questo scorcio di stagione sono davanti, dove Gomez e Zapata sono a intermittenza, Rigoni è alla ricerca della posizione ideale e Ilicic non è ancora al top.