Il fiorentino cresciuto calcisticamente nel Milan fece in pratica da prestanome a Prandelli, sprovvisto di patentino, nel corso della stagione 1993-1994
Nella strana coppia con Cesare Prandelli, lui, che nell’Atalanta aveva pure giocato ma da meteora, sedeva in panchina a fianco dell’orceano in arrivo dalla Primavera di casa (scudetto ’93 con Morfeo, Tacchinardi, Poloni e Viareggio Cup) facendogli da prestanome. Perché il futuro ct azzurro all’epoca non aveva ancora il patentino. Andrea Valdinoci, che compie proprio oggi 73 anni, in nerazzurro c’è passato quasi per caso, da subentrato ufficiale al dimissionato della panchina Francesco Guidolin, nell’anno quarto nonché ultimo della prima era Percassi. Risultato? In B, a piombo.
IL DIGIUNO RECORD. Fatto fuori a fine ottobre dal club l’ancora acerbo profeta di Castelfranco Veneto, troppo rivoluzionario per l’epoca da zonarolo qual era, dopo una cinquina sporca sulla gobba a Lecce, il fiorentino cresciuto calcisticamente nel Milan, detto il Biondo, prende in mano le redini della squadra nello stesso ruolo già ricoperto un decennio prima al Monza, con Guido Mazzetti nominalmente direttore tecnico, out alla quattordicesima per via della nomina a responsabile unico di Alfredo Magni. Guarda caso il vice di Emiliano Mondonico dopo la sua partenza dalla Città dei Mille. In cadetterìa, stavolta, ci torna la ninfa del pallone orobico, per colpa della serie negativa di 16 match senza vincere, di cui 10 persi, compresa fra i 2-1 all’Inter a San Siro del 2 gennaio ’94 e a Bergamo il primo maggio.
PALMARES MAGRO. 3 successi, 9 pari e 12 ko nella parentesi atalantina, con 22 gol fatti e il doppio subìti, mentre Guidolin se l’era cavata con 2-2-6 e 13-21 di quoziente reti, ancora al quattordicesimo posto e quindi con la squadra teoricamente salva. Con il duo in sella, invece, penultimo posto, davanti al Lecce e dietro Udinese e Piacenza. E dire che in rosa c’erano il fresco campione d’Europa col Marsiglia, Franck Sauzée, Paolo Montero, Alemao, Maurizio Ganz e Roberto Rambaudi. Da giocatore, piovuto sotto le Mura dopo Legnano, Salernitana e Treviso, 7 presenze nella primavera del 1971 con Giulio Corsini, di cui 4 da titolare, metà col 6 da mediano e l’altra col 2 da terzino. Avrebbe poi proseguito, senza godere dei frutti del ritorno al piano di sopra, con Pro Vercelli, Sorrento, Alessandria, Casertana e Melzo. In panca, giovanili del Milan (’77-’79 nei Giovanissimi, ’87-’91 in Primavera), Fanfulla, Monza (vivaio), Legnano, Ancona, Massese, Como e Maceratese. Tanti auguri.
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