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L’album dei ricordi – Perrone, l’ultimo atalantino a far viola la Viola… a Firenze

perrone

L’ala o seconda punta padovana firmò l’ottava vittoria corsara al “Franchi” 25 anni fa. Tutti i bottini pieni dei nerazzurri in una gara-tabù: 7 volte su 8, 1-0

Firenze, 3 gennaio 1993. Il giorno, ormai storia e non più nuda cronaca, in cui Carletto Perrone, guizzante ala o seconda punta, che giocava in un reparto niente male insieme all’unico vero attaccante centrale Maurizio Ganz e a Roberto Rambaudi che preferiva la destra, la combina grossa davvero. La firma, all’8′ della ripresa con taglio e scavetto su filtrante proprio di rambo, è in calce all’ottava e fin qui ultima vittoria corsara dell’Atalanta al “Franchi”, ex “Giovanni Berta”, ex “Comunale”. Negli spogliatoi, il patron Vittorio Cecchi Gori litiga col tecnico Gigi Radice, ko sotto i colpi di Marcello Lippi nonché accusato di difendere a zona (altri tempi…), cacciandolo su due piedi. La Fiorentina di Batistuta, Effenberg e Brian Laudrup, udite udite, passerà dalle mani di Aldo Agroppi a quelle del duo Luciano Chiarugi-Giancarlo Antognoni per una clamorosa retrocessione in B. La Dea lippiana sfiorerà un posto in Coppa Uefa.

LE TRE DI FILA DI NOVA. In un confronto in cui fare viola i Viola è sempre stata un’impresa, c’è chi è riuscito a segnare in tre trasferte di fila strappando due bottini pieni. Al compianto sfondatore bresciano Enrico Nova detto Chico, alla prima con una sua imbucata, il 25 ottobre ’59, andò male: 4-1 di Luis Carniglia su Ferruccio Valcareggi, ex di turno e futuro ct azzurro campione d’Europa (’68) e vicecampione del mondo (’70), gol (13′) del provvisorio 1-1 smarcato in piena area ma, appunto, una mosca bianca in un pomeriggio storto (2′ e 17′ Fantini, 39′ Montuori, 73′ Lojacono). Va meglio a lui e ai nerazzurri il 30 maggio del ’61 e il 15 aprile ’62, quando l’ex rondinella azzecca il matchball rispettivamente al 9′ (tecnico di casa Beppe Chiappella) e al 26′ (Nandor Hidegkuti), la seconda volta grazie a un’incertezza del portiere di casa Giuliano Sarti, coi toscani in dieci dal 34′ per l’infortunio di Saul Malatrasi. Non c’erano infatti le sostituzioni, all’epoca.

LE ALTRE CINQUE. L’1-0 è un must dei successi atalantini nella capitale medicea. Un settebello, praticamente la regola. Il 21 dicembre ’41 (Janos Nehadoma di qua, Giuseppe Galluzzi di là) ci pensò al 62′ Guido Corbelli, il 10 dicembre ’51 Hasse Jeppson al 26′ (Carlo Ceresoli contro Renzo Magli), il 19 maggio ’57 Alfonso Dante Mion al quarto d’ora (Carlo Rigotti contro Fulvio Bernardini), il 22 aprile ’79 (Titta Rota contro Paolo Carosi: si andò in cadetterìa) Augusto Scala al 40′ duettando con Giovanni Vavassori per inserimento e sinistro radente. L’unico scippo con uno score diverso, guarda caso, è il primo in assoluto: 7 maggio 1939, Geza Kertesz contro Rudolf Soutschek, 3-0 (16′ Giuseppe Scategni, 49′ Nicolò Nicolosi, 80′ Severino Cominelli).

 

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