L’ala sampellegrinese risolse ai supplementari l’Europeo Under 21 contro il Portogallo 24 anni e mezzo fa. Mini storia di una carriera che pareva promettere di più
Nessun appassionato di calcio sarebbe mai disposto ad affermare che Pierluigi Orlandini sia stato il miglior numero 7, di ruolo più che di maglia, della storia. Ma nella storia l’esterno alto (e grosso) di San Pellegrino Terme, che oggi spegne 46 candeline, c’è entrato lo stesso. Montpellier, 20 aprile 1994, 7′ del primo tempo supplementare: bordata di sinistro da fuori sotto l’incrocio, da sostituto di Pippo Inzaghi, e l’Italia di Cesare Maldini vince l’Europeo Under 21 col Portogallo. Triplice fischio a tiro d’esultanza: era il Golden Goal, partita chiusa quando la rete si gonfia. Il primo della serie, dopo l’introduzione nel 1993 della regola che sarebbe morta 11 anni più tardi. Mietendo gli Azzurri senior tra le vittime: di Trezeguet all’Europeo dei grandi nel 2000 e di Ahn ai Mondiali giapponesi-sudcoreani del 2002.
NELL’ATALANTA DA EUROPA. Orlandini, che ancora in carriera avrebbe dato anche ottima prova di sé come barman, e adesso è reduce da tre anni alla guida dell’Under 17 della Virtus Francavilla (ottavi di finale raggiunti due stagioni fa), esordisce da professionista con l’Atalanta in casa contro il Milan il 20 gennaio 1991. Un ko di misura al cospetto di una delle sue destinazioni future, cui fa seguito il 4-1 subìto a Lecce che determina il cambio della guardia in panchina tra Pierluigi Frosio e Bruno Giorgi. Come contorno, altro tris di gettoni più i quarti di finale di Coppa Uefa, a Bergamo il 6 marzo e a San Siro il 20, persi con l’Inter trapattoniana.
DALLA PROVINCIA ALLA METROPOLI. Ed è proprio la Beneamata la prima tappa fuori provincia, nel 1994-1995, coi nerazzurri di Bergamo (12 presenze nel 1991-1992, 24 e 5 gol nel 1993-1994 della retrocessione con la coppia Valdinoci-Prandelli a subentrare a Guidolin) e il Lecce (1992-1993). Erano tempi in cui da quelle parti arrivava spesso chi aveva castigato i nerazzurri ricchi: il nostro ci era riuscito nei 2-1 del 2 gennaio a Milano e del primo maggio ’94 sotto le Mura. Con Ottavio Bianchi, nella squadra dell’imperfetto duo olandese Jonk-Bergkamp e del cecchino Ruben Sosa, sei palloni nel sacco al primo giro di corsa, compreso il paio al Milan nei quarti di Coppa Italia, per finire emarginato nella seconda annata col subentro di Roy Hodgson.
DA VERONA ALLA PUGLIA. Seguono una bella stagione a Verona in cui i ragazzi di Gigi Cagni scendono però in B, due a Parma da rincalzo vincendo Coppa Italia e Coppa Uefa nel ’99 con Alberto Malesani, il Milan zaccheroniano del post scudetto con 5 gettoni di cui 2 in Champions e gol in campionato al Venezia, la Laguna dal gennaio successivo (Luciano Spalletti e Francesco Oddo), Brescia e il ritorno alla base nel 2001-2002 per 6 comparsate prima di scendere di categoria. Brindisi (coppa di C, 2003), Nardò, Mesagne, Montalbano e Racale, con scarpe appese al chiodo a nemmeno 35 anni. Quindi, le esperienze da allenatore: Giovanissimi Nazionali del Taranto, Tricase (Eccellenza), Brindisi (Allievi), Pontisola (Allievi), Brindisi (Juniores Nazionale) e appunto Francavilla. Tanti auguri.
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