Allena il Cjarlins Muzane, che è la squadra di serie D di Muzzana del Turgnano, la patria dell’occhialuto Annibale Frossi, l’ala destra interista che vinse in azzurro le Olimpiadi di Berlino del ’36. In più è anche cugino (e zio, di Michele, del Pordenone) d’arte, del mancino Gigi, nazionale a differenza sua, udinese, veronese, juventino e poi interista. Stefano De Agostini da Tricesimo, razza Friuli e pedalare, in interdizione o alla destra del centrocampo, è stato un atalantino fugace ma di sostanza, nella squadra che con Marcello Lippi in panchina nel 1992-1993 sfiorò la qualificazione in Coppa Uefa. Oggi, da tecnico fra i semiprofessionisti, spegne 54 candeline. Senza più uno solo dei già radi capelli che gli cingevano il capo da pro a Bergamo.
CON LIPPI, GANZ, RAMBAUDI: SETTIMO POSTO. L’allenatore viareggino sarebbe poi passato al Napoli perché non confermato da Antonio Percassi, che l’estate successiva scegliendo Guidolin e i cambi in corsa Valdinoci-Prandelli avrebbe scritto i titoli di coda al suo primo atto da presidente. I compagni di avventura di De Agostini? Rambaudi, Ganz, Perrone, Montero, Porrini, Bigliardi, Minaudo, Bordin e Magoni, più il misterioso Ivan Valenciano, unico altro colombiano della storia nerazzurra a due decenni abbondanti di distanza da Duvan Zapata.
L’8 SULLA SCHIENA. Spesso con la maglia numero 8 sulle spalle, con escursioni alla 7 (vedi 2-1 casalingo alla Juve, controllando Dino Baggio), con tutte quelle punte, mezze punte e ali, il fiato e la lena del furlàn, 27 presenze in campionato e 2 in Coppa Italia, servivano eccome. Veniva dal Napoli, aveva mezzo miliardo d’ingaggio. Al di fuori del vivaio delle Zebrette, condiviso col parente, Tarcentina, Pordenone, Padova, Lucchese, Nocerina, Reggiana in B insieme a un certo Fabrizio Ravanelli, quindi Napoli, Atalanta, tre annate a Cremona, Venezia, Como, Trento e Forlì.
IN PANCA. Dal 2003 in avanti, De Agostini come mister funziona quasi esclusivamente vicino a casa. Quattro rivoluzioni terrestri all’Azzanese di Azzano Decimo tra Promozione ed Eccellenza, triennio alla Sacilese con promozione in Seconda Divisione (2009) e salvezza, Opitergina, Mezzocorona, Sambonifacese e Tamai, club di Brugnera (Pordenone). Dove tal Vinicio Bisioli la scorsa estate gli aveva fregato il posto. Ora è sempre D. Auguroni.