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Da De Maio a Orsolini, quante facce conosciute dal Gasp e dall’Atalanta

Il difensore e l’attaccante mancino, ex prestito bianconero ai nerazzurri, sono gli estremi in termini di ruolo del sestetto di volti noti nello scontro di domenica 4 novembre

Il Bologna? Per Gian Piero Gasperini, quasi un déjà-vu, vista la compresenza di Sebastain De Maio e Rodrigo Palacio, colonne di due periodi differenti del suo Genoa al profumo di Europa League. Senza contare Blerim Dzemaili, leader dell’ultimo Grifone dell’uomo di Grugliasco prima di abbracciare Bergamo. Ma scorrendo la formazione, o meglio l’organico agli ordini di Pippo Inzaghi, l’avversario di turno presenta altre facce note a Zingonia e dintorni: Federico Mattiello, ex prestito juventino lasciato un’altra mezza stagione alla Spal dopo l’acquisto, e Riccardo Orsolini, il mancino ascolano che da queste parti ha ballato solo fino al gennaio scorso.

IL GENOA DI COPPE. Palacio, il veteranissimo della partita di domenica 4 novembre viste le 36 primavere abbondanti, era nella coppia argentina dei sogni insieme ad Hernan Crespo nel Grifone che nel 2009-2010 sognò lo scollinamento della fase a gironi di Europa League almeno fino alla remuntada casalinga da ko subìta per mano del Siviglia il 17 dicembre. Una squadra priva dei moloch con cui aveva raggiunto la qualificazione l’annata precedente, Thiago Motta e Diego Milito, ceduti all’Inter per fare cassa. Nel 2010-2011, strade separate fra El Trenza e il Gasp, esonerato dopo 10 giornate a favore di Davide Ballardini. Il mastino francese De Maio, invece, fu l’alfiere difensivo dell’attuale mister atalantino nel triennio 2013-2016, cominciato dal canuto in panchina alla settima al posto di Fabio Liverani. Nel 2014-2015, sesto posto ma niente licenza Uefa.

FACCE DA PRESTITO. Per l’esterno Mattiello, pedina di scambio negli affaroni con la Juve e mai visto sotto le Orobie, e per l’ala o seconda punta Orsolini, ripudiata (9 gettoni, anche in EL a Nicosia con l’Apollon Limassol, 2 novembre) per sovrannumero a metà del 2017-2018 ma sempre apprezzato a livello tecnico e caratteriale, l’istantanea più recente è il confezionamento della seconda e ultima vittoria della banda di Pippo Inzaghi nel corrente campionato. In casa, contro l’Udinese, 2-1 in rimonta il 30 settembre scorso: il primo restituisce la palla al secondo che di destro supera Scuffet, a 8 dal novantesimo, dopo il botta e risposta Pussetto-Santander. E Federico, il pendolino ambidestro di Borgo a Mozzano (Lucchesia) che al Chievo (8 marzo e 19 ottobre 2015) si ruppe la gamba (tibia e perone, by Nainggolan, la prima volta) due volte, aveva aperto le danze la settimana prima nel 2-0 alla Roma, con un sinistro a giro, con score in cassaforte a opera del bomber paraguaiano.

GLI ALTRI. Il ’95 è tanto importante per Superpippo da aver cambiato modulo, da 3-5-2 alla difesa a 4 con gli altri reparti variabili, durante la sua assenza per infortunio muscolare. Ma anche Andrea Poli e Dzemaili lo sono, nell’economia del gioco felsineo, a centrocampo variabile ma con la necessità costante di mezze ali pure. Se però lo svizzero col Gasp aveva disputato l’annata 2015-2016, l’ex golden boy di Vittorio Veneto è legato a ricordi mica troppo simpatici: in rosa, ma inizialmente inutilizzabile, nella toccata e fuga del tecnico all’Inter, con esonero inglorioso il 21 settembre 2011, dopo 4 ko (compresi derby di Supercoppa Italiana e Champions) e 1 pari in casa con la Roma.

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