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Auguri a Guarente, il Tiberio imperatore della mediana

Il mancino di Capraia, figlio del sindaco dell’isola dell’Arcipelago Toscano, ha scritto poche pagine ma importanti nella storia recente nerazzurra

Nome da imperatore romano, trentatré anni oggi, figlio di uno dei sindaci storici dell’Isola di Capraia, Tiberio Guarente è stato il complemento perfetto del regista di turno dell’Atalanta per almeno due annate su tre. O meglio, il partner ideale per Luca Cigarini nell’anno secondo di Gigi Delneri, 2008-2009, perché al primissimo giro di corsa il reparto era affollato ma privo di un vero metronomo: Tissone, De Ascentis, Padoin che già divagava in corsia. 97 partite e 3 reti, l’ultima al Bologna su punizione in un tardivo 1-1 in casa a quaglia ormai andata (terzultima giornata), e il brutto ricordo lasciato nei tifosi che all’atto della retrocessione in B (Gregucci, Conte, Bonacina e Mutti la rumba della panchina) lo videro abbandonare la baracca in direzione del sole di Siviglia.

NIENTE SOLE A SIVIGLIA. Guarente, ritiratosi nemmeno trentenne nel 2015 dopo un’inutile stagione empolese, sotto il sole dell’Andalusia finì in un cono d’ombra. Dopo essere tornato a Bergamo per il Trofeo Bortolotti, vinto 2-1 (Tiribocchi, Luis Fabiano su rigore e Perotti, poi al Genoa di Gasperini e alla Roma) dai suoi nuovi colori, 13 presenze soltanto nel biennio, con un tris di comparsate in Europa League tra problemi fisici assortiti prima del deludente ritorno in Italia tra Bologna, Catania, Chievo e appunto Empoli.

CARRIERA A OSTACOLI. Prodotto del settore giovanile atalantino, Guarente, nativo di Pisa perché alla Capraia l’ospedale non c’è, fino ai 14 anni aveva giocato nella Turris Pisa e poi nel Margine Coperta, succursale toscana di passaggio anche per gente come Federico Pisani, Giampaolo Pazzini e Giacomo Bonaventura. Dal 2004 al 2007 all’Hellas Verona, deve superare anche la poliradicolonevrite acuta idiopatica, un’infiammazione del sistema nervoso, che fa terminare la sua stagione nel febbraio 2005 limitando a 4 scampoli di match quella successiva. Per una decina scarsa di anni pieni al netto dei guai fisici, 219 partite, 6 palloni nel sacco (gli altri 2, con la Dea, da match winner a Bologna e col Catania, di destro, il piede sbagliato ) e 23 assist (19 in nerazzurro) nella carriera da professionista non sono poi tanto male. Auguri.

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