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Candeline anche per Catelli, meteora mai esplosa

49 anni per l’aquilano, che ballò (poco) una sola stagione all’ombra delle Orobie. Ma segnò un gol nella Capitale: illusorio, come il suo trasferimento in nerazzurro

Una stagione, 15 allacciate di scarpe di cui 11 in campionato, 3 in Coppa Italia e 1 in Coppa Uefa. Erano già bei tempi per l’Atalanta, anche se l’altro festeggiato nerazzurro di oggi, Fabrizio Catelli, centrocampista di interdizione e costruzione, ballò una sola stagione, sotto Pierluigi Frosio e poi Bruno Giorgi. Facendosi ricordare, oltre che per il ruolo di riservista in mediana, per il gol dell’illusorio vantaggio nella tana della Roma il 6 maggio 1991. L’autorete di Valter Bonacina, che in estate sarebbe approdato appunto sulla sponda giallorossa del Tevere, e il successo pieno di Rizzitelli vanificarono il guizzo di Catelli, l’aquilano che a Bergamo non trovò fortuna.

L’UNICA PERLA. In un reparto completato dai vari Bordin, De Patre, Nicolini (che lui sostituì al 25′ proprio all’Olimpico) e Stromberg, per il classe ’69 abruzzese vedere il campo così spesso mica era facile. Per lui, 5 match da titolare in campionato, compreso l’esordio in A in casa col Bari del 9 settembre ’90, 6 da cambio in corsa e anche l’onore della numero 8 il 19 settembre nell’andata di coppa contro la Dinamo Zagabria (0-0) di Boban e Suker. Magic moments, quelli della prima presidenza di Antonio Percassi: la cavalcata continentale si sarebbe infranta ai quarti di finale al cospetto dell’Inter.

CARRIERA A SALISCENDI. Catelli, che a Bergamo con la Lupa aveva indossato la 10, in assenza di Nicolini, uno abituato a veleggiare tra i due reparti, ha avuto il suo trampolino in C1 nel Perugia dal 1988 al 1990. All’attivo, l’amichevole in Under 21 il 26 settembre 1990 contro l’Olanda, subentrando a Eugenio Corini. Il post Bergamo? Un sostanziale anonimato: serie B agguantata un paio di volte – Como e Pistoiese – con contorno di C e proseguimento, fino al 2008 (stabilendo il record di marcature personali, 10, di cui 7 dal dischetto), nei dilettanti abruzzesi dopo aver svernato anche nella squadra della sua città natale. Avellino, Triestina, Alessandria, Teramo, Nardò e San Nicolò le altre stazioni. Quindi la panchina, iniziando dal luogo del chiodo cogli scarpini, proseguita al Valle Gran Sasso, in Promozione, poi al Mosciano e al Pineto. Auguri.

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