Torniamo al caso dell’estate, con la riammissione del Milan in Europa League: l’Atalanta era già ai gironi, poi…
Un documento di 50 pagine, quelle che contiene le motivazioni che hanno portato a ribaltare la sentenza UEFA contro il Milan, riammettendo il club rossonero all’Europa League e – di conseguenza – rispedendo l’Atalanta ai preliminari. Come riportato da ‘Calcio e Finanza’, il Milan pensava di rispettare i criteri per il settlement agreement, considerando anche quanto accaduto con Inter, Manchester City e Psg, da qui la decisione di appellarsi al Tas.
Ma la UEFA considerava il caso rossonero differente da quello dei tre club già citati. Un problema non legato, soltanto, al rosso a bilancio ma anche all’incertezza sul cambio di proprietà, il trend negativo dei risultati finanziari futuri e la scarsa fiducia nel business plan rossonero, che aveva previsto la partecipazione all’Europa League 2017/18 e 2018/19, poi alla Champions nel 2019/20 e 2020/21.
La UEFA non lo riteneva credibile, ma il Tas ha sottolineato come la presenza di tre business plan non potevano essere sinonimo di scarsa credibilità. Decisivo, per il rifinanziamento, è stato il cambio di proprietà, bisogna ammetterlo. Anche la stessa UEFA ha ammesso che, con Elliott al vertice già in origine, già avrebbero preso “una decisione diversa”.
Come dire, l’uomo giusto al posto giusto, per i tifosi rossoneri. Tutt’altro per quelli di fede atalantina e per la truppa di Gasperini, che già pregustava la partecipazione al sorteggio più ambito. Poi, sappiamo tutti come è andata ai preliminari. Ma che serva da benzina, per il futuro. Per evitare un’altra estate di speranze e delusione, con la certezza di qualificarsi… al girone.