A Bergamo succede qualcosa di magico, ed è innegabile. L’Atalanta è senza ombra di dubbio la più forte forma di aggregazione cittadina
Sono le 11:30 di una domenica pomeriggio bergamasca e in zona stadio c’è già un brulicare di gente. Eppure la partita si gioca alle 15.00, e i cancelli del Brumana aprono alle 13:30, circa. Qualcuno decide di pranzare in zona stadio, di starsene con i propri amici all’angolo tra Viale Giulio Cesare e Curva Morosini. Come una volta.
È autunno, fa freddo, si gioca contro l’Inter e lo scenario sembra essere quello di altri tempi. Ma qui ancora è tutto uguale: giovani, anziani e bambini si ritrovano si dalla mattina per vivere ciò che da decenni viene trasmesso così, dalla mattinata di una domenica di campionato.
La verità è che succede in pochi altri stadi d’Italia che una comunità, una città intera, viva la partita come succede da queste parti. Nessuna presunzione, basta accostarsi fino al fischio d’inizio, anche oltre, per vedere consumarsi il rituale nerazzurro. Belle storie da raccontare e buona aria da respirare. Perchè qui, oltre alla squadra, si lavora da sempre per costruire un pubblico in cui tutto questo amore va avanti di generazione in generazione.