L’attaccante colombiano lunedì sera dovrà fare i conti col suo passato. Dall’apprendistato con Benitez e il Pipita ai “rifiuti” di Sarri che l’hanno portato a Udine e Genova
“Sono riconoscente al Napoli per avermi portato in Italia, mio figlio è nato lì. In cinque partite contro non gli ho mai segnato: speriamo che sia la volta buona”. Una cartolina piena d’affetto da Zingonia, firmata Duvan Zapata. E spedita dalle pagine del Corriere dello Sport l’antivigilia dello scontro in maglia Atalanta col suo passato.
A SCUOLA DAL PIPITA. “Venivo da un altro calcio (l’America e poi l’Estudiantes in Argentina, NdR), il Napoli mi ha fatto conoscere il campionato italiano. Ho imparato tanto da Rafa Benitez e da Higuain, uno che cerca sempre la porta e sa come trovarla – ha rimarcato il ’91 di Cali, nel Golfo dal 2013 al 2015 per poi vestire i colori di Udinese e Sampdoria -. Nel 2015 sono rimasto 9 giorni con Sarri prima di partire, nel 2017 due mesi per il ritiro: a Udine avevo fatto bene, ma mi sono ritrovato davanti Pavoletti, Milik e Mertens. E così sono andato a Genova”.
IL FATTORE CAMPO. “Lunedì giochiamo davanti ai nostri tifosi ed è già un vantaggio: l’atmosfera sarà sicuramente molto calda. La partita è difficile, ma possiamo puntare a un buon risultato. Quanto a me, temo Koulibaly: prima di superarlo davvero, lo devi saltare tre volte”.
LA SCELTA DI BERGAMO. “La famiglia Percassi su di me ha investito molto ed essere l’affare più costoso della storia nerazzurra, se venissi riscattato, sarebbe un orgoglio. Ma ora sta a me ripagare la fiducia: mi sarei aspettato qualche gol in più, finora. Punto a raggiungere o superare gli 11 della scorsa stagione”.