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Auguri a Daniele Fortunato, lo scudiero del Mondo in campo

daniele fortunato

L’ex centrocampista di interdizione, impostazione e fosforo taglia il traguardo dei cinquantasei anni. Un fedelissimo del compianto Baffo di Rivolta d’Adda

Era insieme al maestro, da vice, al Napoli, al Cosenza e all’AlbinoLeffe, una volta lasciato il campo per la panchina. C’era nell’Atalanta che arrivò alle semifinali di Coppa delle Coppe perse col Malines mentre l’imperativo categorico era il ritorno in A. Ma anche nel Torino che alzò al cielo la Coppa Italia del ’93. Infine, ancora a Bergamo per chiudere, tra ’94 e ’97, sempre risalendo dalla B. Tra un bomber e l’altro, Oliviero Garlini e Pippo Inzaghi, passando da Maurizio Ganz. Sempre col combattente Valter Bonacina nello stesso reparto, orfano ormai della fantasia e delle geometrie di Eligio Nicolini. Daniele Fortunato, che oggi compie 56 anni, più che un fedelissimo della Dea lo è stato di Emiliano Mondonico.

IL BRACCIO E LA MENTE. Tecnico, metodico, dal passo flemmatico da calcio danubiano stile Panenka, anche se non tirava i rigori e quindi niente cucchiaio. Fortunato, nato a Samarate e cresciuto nel Legnano, arrivato a Bergamo nel 1987 da Vicenza come il piccolo grande Eligio e Luigino Pasciullo l’anno precedente, in nerazzurro è stato un Big con la B maiuscola. In cinque annate con la formula due più tre, 156 presenze e 15 gol in campionato (di cui 74 e 9 in serie cadetta), 22 e 4 Coppa Italia, 8 in Coppa delle Coppe, 3 e 1 nel Torneo Anglo-Italiano.

IL RESTO: ANCHE A BARI. Lasciate le Mura Venete con un anno d’anticipo sul maestro dopo aver ottenuto la qualificazione alla Coppa Uefa, ci giocherà – spesso da libero – con la Juventus targata Dino Zoff in cui si stava mettendo in luce il futuro eroe dei Mondiali italiani Totò Schillaci restandoci fino all’avvento infelice dello zonarolo puro Gigi Maifredi. Quindi il Bari di Boniek, dell’ex atalantino come lui Mimmo Progna, di Boban e di Platt incredibilmente retrocesso e infine l’abbraccio-bis col Mondo, nella Torino granata prima del canto del cigno nella città, insieme a Vicenza (nel Lanerossi dal 1985 al 1987 dopo giovanili e quinquennio in prima squadra nel Legnano), dove vive tuttora, che gli è rimasta nel cuore.

IN PANCHINA. La gavetta al di qua della riga di gesso comincia a Napoli e Cosenza agli ordini del suo mentore (2001-2003). Prima di riunirsi con il Baffo di Rivolta d’Adda in bluceleste il 9 luglio 2010, esperienza che gli lascia in dote una stagione pressoché a metà (quella successiva, l’ultima in B dei seriani) da responsabile tecnico, l’intermezzo con Cuneo (2004-2007, semifinale playoff per la C1 e finale di Coppa di categoria), Ivrea e Pergocrema (2008/2009, esonerato). Ultime stazioni, il Beira Mar in Portogallo e la Primavera berica, tra 2014 e 2016. Anche i figli Luca (centrocampista) e Stefano (portiere) hanno inseguito le orme paterne, ma senza troppa fortuna. Augurissimi.

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