Il trascinatore della Dea riesce a riparare a una sconfitta del sapore di una beffa, ma per vincere c’è bisogno del carisma di 11 nerazzurri
Sempre l’ultimo della fila quando le mani dei ventimila allo stadio che battono a ritmo accompagnano l’ingresso dei nerazzurri. Eppure, sempre il primo a battersi in area piccola e battere i portieri di turno. Josip Ilicic non si risparmia mai, la sua maglia è sudata sempre e poco importa se lo battezzano nonna, ad avercele di nonne così.
CONTO SALATO. Trascinatori creativi che, dopo aver bucato la rete e aver risolto una situazione pressoché imbarazzante – sotto di uno contro la Cenerentola in casa e all’indomani delle sconfitte degli altri nella zona europea- cade a terra perché gli acciacchi presentano il conto. Salato, anche per la sua Dea, che resta a bocca quasi asciutta a +1. Gian Piero Gasperini aveva ragione: in questa Serie A ogni gara è a sé, niente è ancora deciso. Bisogna conquistarsi punto per punto senza guardare in faccia l’avversario, che sia Chievo, Parma, Bologna o Inter, poco importa.
FORZA 11. I nemici cambiano: prendete l’Inter di ieri e quello contro l’Eintracht e contate le differenze. Non ci starete sul palmo di tre mani. Ma, soprattutto, serve la complicità di tutti e 11 i titolari, senza svarioni difensivi o mire poco precise su palle inattive. Adesso, gli otto che rimarranno a Zingonia dovranno darci dentro e allenarsi per tutti. Gli altri in Nazionale maggiore? Dovranno giocare come se indossassero il nerazzurro, prove generali di una settimana di fuoco che li attende a Primavera inoltrata. E al ritorno niente scherzi, non sarà un pesce d’aprile.