Mancino perfetto e classe a pacchi, ma anche una carriera breve con la big di turno. Uno dei tanti prodotti super di Zingonia
Un titolo Allievi Nazionali nel ’92, la Viareggio Cup e il campionato Primavera l’annata dopo, il tricolore al piano di sopra col Milan nel ’96. Tomas Locatelli, mezzala, interno o trequartista dal mancino di rara bellezza e precisione più tanta classe a pacchi, in bacheca è riuscito a mettere ciò che Cesare Prandelli e Fabio Capello gli hanno apparecchiato a livello di squadra. Le giovanili dell’Atalanta e l’unica, breve fiammata in una big, al Diavolo, dove di pentole e coperchi dovevano occuparsi altri. A 43 anni compiuti oggi, domenica 9 giugno 2019, il centrocampista di Almenno San Salvatore, stessa classe di ferro di Mimmo Morfeo che giocava una ventina di metri più avanti, può comunque gettare uno sguardo benevolo su ciò che è stata la sua carriera.
BATTESIMO CON CESARE. Il merito di aver gettato nella fossa dei leoni il festeggiato ex nerazzurro di turno appartiene proprio a Prandelli (senza patentino e quindi in tandem con Andrea Valdinoci), grande levatrice di giovani promesse, capace di rischiarlo al 17′ della ripresa in casa contro l’Udinese il 2 aprile del ’94 al posto dell’ariete Giampaolo Saurini. I viola raggiungono il pari col compianto Stefano Borgonovo. Il pupo almennese si smazza altre 3 presenze con Lazio, Napoli e Inter. Chiuso nel suo reparto dai vari Alemao e Franck Sauzée, strappa invece 29 match di cui 17 dall’inizio nella successiva stagione cadetta sotto Emiliano Mondonico, segnando il gol del definitivo 2-1 alla Fidelis Andria il 30 aprile del ’95.
UN MANCINO DEL DIAVOLO. Al rientro in A, per 2 miliardi e 800 milioni, trova subito il Milan che lo ingaggia diciannovenne. Una decina di referti in un’annata e mezza, 3 e 1 gol in Coppa Italia più l’acuto (su 3 match; 2 di Uefa l’anno prima) in Coppa dei Campioni il 30 ottobre ’96 nel 4-2 al Goteborg. Con Albertini, Boban, Ambrosini che pure era più giovane di un anno e Savicevic davanti, per Tomas, nativo di Bergamo, il foglio di via è bell’e pronto.
UDINESE E BOLOGNA. Approdato nel gennaio del ’97 all’Udinese di Alberto Zaccheroni, terza nell’annata piena dopo dietro Juve e Inter grazie soprattutto ai gol di Oliver Bierhoff, continua a giocarci fino al 2000 (con due partecipazioni alla Coppa Uefa) con Francesco Guidolin e Luigi De Canio, per poi ritrovare il primo a Bologna all’inizio del quinquennio sulla via Emilia chiuso dalla retrocessione nel 2005 nonostante la presenza in sella di Carletto Mazzone.
SIENA E IL DECLINO. Prende in seguito la strada di Siena (De Canio, quindi Andrea Mandorlini e Mario Beretta), separandosi dopo due cicli dall’altro atalantino (del ’77) Marco Zanchi, per ulteriori tre campionati di alto livello. Sono gli ultimi, perché il biennio cadetto nel Mantova (2008-2010) e la Spal in Prima Divisione sono il segno del declino. Una manciata di partite ad Arezzo e Locatelli, 2 volte anche in Nazionale A a cavallo dei due secoli, patteggia 2 anni per Scommessopoli. Avrebbe potuto essere una parabola super, ma va bene anche così. Tanti auguri.
Il gioco negli ultimi anni si è velocizzato x tutti…quindi allenamento diverso x i nuovi calciatori
Auguri…ottimo giocatore purtroppo al Milan si è rovinato a Bergamo avrebbe fatto storia
Troppo lento,per il Gasp ed un ruolo che ormai non esiste piu’,purtroppo.Ma aveva i piedi educati.
Tantissimi auguri di buon compleanno
Tanti auguri
No.. Nemmeno locatelli del Sassuolo…
No non avrebbe giocato… Poco spirito di sacrificip
Ma no dai, non scherziamo!