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Il mercato e la regola del 15 (milioni). Ma che serve all’Atalanta?

La ridda di rumors del mercato estivo porta a una conclusione: ai nerazzurri ci si offre, non come in passato. Al club il dovere di fare la cernita

Marcao (Galatasaray) per la difesa. Il tormentone Manuel Lazzari (Spal) per la fascia, nell’ipotetico duello con la Lazio. Il carneade Benjamin Bourigeaud (Rennes), il cavallo di ritorno Adrien Tameze (Nizza), la pista abbandonata Ruslan Malinovskyi (Genk) e l’annoiato dalla Cina Fredy Guarin (Shanghai Shenhua) in mezzo. Dove però ci sono anche Seko Fofana (Udinese) e Alfred Duncan (Sassuolo), perché fatto il nome di un destro c’è bisogno di appaiargli un sinistro, e chissà quanti altri. In avanti, infine, il tormentone Roberto Inglese (Napoli) e l’ambidestro Simone Verdi (idem), più l’ex nemico in Europa League Robert Skov (esterno alto) del Copenaghen oltre al pallino del mister Leonardo Pavoletti che il Cagliari non vuol mollare dopo aver messo sul mercato Nicolò Barella e di fatto Joao Pedro, altro profilo interessante, trequartista. All’Atalanta di Gian Piero Gasperini, ormai, in discontinuità col passato, ci si offre. Ed ecco i rumors di mercato, con prezzo invariabilmente fissato a immagine e somiglianza di quello per Luis Muriel, l’unico affare concluso davvero: 15 milioni, nel suo caso bonus esclusi. Ma, reparto per reparto, che cosa serve davvero e dove ai nerazzurri per reggere il confronto in Italia e in Champions League?

PORTA APERTA. Etrit Berisha, visto che il titolare indiscusso, almeno dal 3 marzo, si chiama Pierluigi Gollini, è in ovvia uscita. Non dai pali, circostanza che gli capita di rado. Bensì dal cancello di Zingonia, perché a fare il secondo non resta: la Spal lo vuole, anche perché è virtualmente senza portieri. Francesco Rossi, ’91 buono a tenere alto il livello in allenamento e a completare la lista dei 4 sui 25 della rosa cresciuti nella società, resta di sicuro. Marco Sportiello, in rientro dal prestito del Frosinone, non è in sintonia né con l’allenatore, che lo rimbrottò per il suo desiderio di andare al Napoli dopo il Trofeo Bortolotti 2016 perso con l’Eintracht ai tiri dal dischetto, ma con due sue incertezze nei tempi regolamentari sui gol tedeschi: “Se vuole fare il secondo di Reina, allora non è pronto per fare il titolare qui”.

UNA DIFESA PIENA DI MINISTRI. Mancini, Masiello, Toloi, Djimsiti, Palomino, il convalescente Varnier e il misterioso brasiliano Ibañez sono attualmente abili e arruolati. Forse l’ex Cittadella verrà rispedito al mittente in prestito, dopo la rottura del crociato all’inizio del ritiro precampionato dell’anno scorso, ma ne rimarrebbero comunque sei, quanto serve per un reparto che scende in campo a tre. Morale della favola: in teoria non serve nessuno, se non un elemento d’esperienza (Marcao ha giocato in Champions, ma è un ’96) e di de Ligt o van Dijk in giro si vedono solo gli originali, irraggiungibili per le casse dei Percassi. Se non va via Mancini, costo 25, non entra anima viva.

DEA IN FASCE. Sulle corsie non esiste alcuna urgenza, visto che tra Castagne, Hateboer, Gosens e Reca fanno quattro esterni purissimi, due destri e altrettanti mancini. Il polacco è il solo in predicato di accasarsi altrove, forse in una neopromossa (sempre in riva all’Adige). L’esubero è D’Alessandro, che l’Udinese non s’è tenuta. Se si libera una casella, la spesa per Lazzari è sostenibile, anche se è un ’93 con qualche propensione agli infortuni. Uno che viene dalla gavetta, non una pedina Champions. Però, vuoi mettere, non costa più 20 ma 15, il numeretto magico…

UNA VITA DA MEDIANO. Serve, piuttosto, un cambio in mezzo, un polmone d’acciaio per la coppia di stakanovisti de Roon-Freuler. Valzania andrà ancora in parcheggio, sospeso com’è tra Verona, Cagliari e la prospettiva di fare la ruggine in panchina col Gasp. Pessina forse no, ma occorre comunque qualcuno che ne sa, anche sui palcoscenici continentali. In pratica tutti i nomi sciorinati finora sono al massimo da Europa League, benché tecnicamente validi e tatticamente consoni. Fredy Guarin ai tempi del Porto dava del tu alla Champions: gioca anche avanzato, nella posizione che come vice del Papu Gomez propone il confermato Mario Pasalic (15 milioni risparmiati, NdR), ossia un centrocampista puro. Problema: ingaggio, visto che nel Celeste Impero ai margini del calcio che ne alza una decina a botta. Tolga uno zero e si può fare.

ATTACCO: UN CAPRARI DA PASCOLARE. Ma se tra le linee non esiste urgenza, e se è vero che il Guaro è comunque una mezzala fatta e finita, non un centrale a due con due uomini in fascia, allora la priorità si chiama attacco. Il Ronaldito non è il cambio del Ternero, casomai la sua controfigura en passant, quando si punta sulla rapidità e non sulla stazza, che peraltro ha anche Ilicic col suo metro e novanta nonostante di testa non la prenda mai. Inglese e Pavoletti avrebbero le caratteristiche richieste da guardaspalle a Duvan, questo sì. Per la duttilità, meglio bussare alla porta di Gianluca Caprari della Samp, perché è una seconda punta molto mobile e con il neo mister milanista Giampaolo ha fatto non di rado anche il trequartista. Un ’93 anche lui, né giovane né vecchio, ma ben più utile di un Lazzari. Altrimenti c’è Gregoire Defrel, che è della Roma. A proposito, inizierà di nuovo la solfa dello scambio con Mancini? Alla prossima puntata.

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