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Auguri anche a Gariboldi, terzino del dopoguerra

92… estati per il terzino milanese Gariboldi, uno che marcava in difesa quando i difensori non potevano superare la metà campo

Ha due nipoti, figli del figlio Gildo (c’è anche Mario, Lisa la figlia), di nome Paola (moglie dello skyrunner Mario Poletti) e Simone (già tricolore nei 3 mila indoor), che hanno fatto virare la passione sportiva di famiglia dal calcio all’atletica leggera. E sono bergamaschi (tra Brembilla e Zogno la famiglia) da due generazioni. L’altro compleanno made in Atalanta di oggi rimanda ai tempi eroici, quando il suo popolo sugli spalti magari pativa la fame del secondo dopoguerra ma preferiva vivere di ricostruzione e di passione. Luciano Gariboldi, 92 anni, milanese di città cresciuto a Stradella e passato dall’Inter per poi diventare bergamasco, faceva parte della linea difensiva dell’epoca. Professione terzino.

GARIBOLDI FU TERZINO. Arrivato nell’estate del 1949, se ne sarebbe andato nel 1953. Ma non nella vita privata. Attraversando indenne quattro allenatori, di cui il secondo e il terzo subentrati al predecessore e poi successivamente avvicendati: Giovanni Varglien, Denis Neville, Carlo Ceresoli e Luigi Ferrero. E cambiando tra gli altri, leggi bomber come Karl Hansen, Jørgen Sørensen, Hasse Jeppson e Poul Rasmussen, i compagni di difesa: col 2 da Antonio Dalmonte a Titta Rota, col 5 da Bertil Nordahl a Gaudenzio Bernasconi. Col 3 lui, Gariboldi, saltuariamente centromediano vista la potenza fisica da Doppiopetto (soprannome), frenato nel suo primo anno a Bergamo da Carlo Piccardi e insidiato solo nell’ultimo dall’astro nascente Livio Roncoli, il futuro Farmacista per antonomasia.

IL TERZINO MACELLAIO. Nell’epoca in cui, tra sistema e metodo, introdotto in pianta stabile in Italia solo dal Grande Torino col suo famoso quadrilatero di centrocampo (Malinverni-Angeleri-Hansen-Randon il primo di Gariboldi atalantino), i difensori e specialmente i terzini come il meneghino avevano di fatto la proibizione di oltrepassare la metà campo, l’unico compito era contrastare l’avversario diretto. Per Gariboldi era più che altro l’ala destra. Niente finezze, figurarsi per uno che in famiglia aveva la pure la macelleria, a Brembilla.

CARRIERA IN PROVINCIA. Gariboldi il terzino alla Garibaldi visse quasi l’intera carriera in provincia, se si eccettua il triennio interista (33 match in A) dopo gli esordi in C nel 1945 alla Stradellina, poi OltrepoVoghera. Dopo le 117 partite bergamasche, la B a Verona (2 gol in 28 presenze), la Pro Patria ancora in massima serie (17 e 1 rete, al Catania, il 15 giugno ’55: l’unica in A), il Bari (dov’è nato il figlio Mario) per quattro annate con l’ultima da neopromosso (1 gol nel primo anno) e alla Reggiana dal ’59 al ’61 (B, 1 gol) per chiudere nel 1964 in D con la Snia Varedo in Brianza. Avrebbe poi fatto l’accompagnatore della Brembillese nei primi anni della presidenza Secomandi. Tanti auguri.

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