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Caprile dice 91: l’ala che giocò con Sørensen

Traguardo con l’anagrafe per l’ala sinistra genovese Emilio Caprile, due stagioni atalantine negli anni ’50: 91 anni, scudetto alla Juve e… moglie bergamasca

91 anni, traguardo niente male per uno da 16 gol in due stagioni, mica male per un’ala sinistra, ruolo che ai tempi imponeva di ottenere la superiorità numerica saltando il terzino, portarsi sul fondo e servire chi era deputato a segnare. 14 nella prima (31 presenze), 2 nella seconda (idem), dal 1949 al 1951. Terzo cannoniere dell’Atalanta ottava di Giovanni Varglien, che nell’annata dopo verrà sostituito in corsa dall’inglese Denis Neville, dietro Karl Hansen (18), poi scudettato insieme a lui nella Juventus ’51/’52, e Jørgen Sørensen, 17 quell’anno, 20 il successivo. Emilio Caprile, nato a Genova il 30 settembre 1928, è il festeggiato nerazzurro di oggi.

CAPRILE, UN GENOANO A BERGAMO. Nella Dea dei danesi, dunque, ecco questo genovese di Staglieno che si divise l’infanzia con Marassi (via Bobbio, attraversando “u puntin” di legno sul Bisagno per raggiungere lo stadio) e oggi abita ad Albaro. Genoano fino al midollo, tanto da ricordare in un’intervista 5 anni fa a PianetaGenoa1893 una sua doppietta in un 2-2 con la Sampdoria,  Caprile giocò nel Grifone durante le giovanili e nella prima annata del secondo dopoguerra, per poi sfilare con le maglie di Sestrese, Legnano, Juve una prima volta, Atalanta, Lazio, Como, di nuovo i Lilla e Sammargheritese, con scarpe appese al chiodo a quota 31. Ma a Bergamo, nonostante fosse solo di passaggio, ci lasciò il cuore. Anzi, se lo prese: la moglie, ex centometrista, bergamasca, bionda e appariscente, 17 anni, lo conquistò facendosi notare in tribuna.

CAPRILE E I DANESI. Di danese avrebbe conosciuto anche Karl Praest, in bianconero, di cui sarebbe stata la riserva, ma non era una novità neppure lui per Caprile, l’ala mancina che dava tre metri sullo scatto al marcatore diretto. S’erano visti alle Olimpiadi di Londra, 5-3 per i danesi in cui giocava anche l’altro futuro juventino John Hansen: niente da fare per l’Italia del ct Vittorio Pozzo, nonostante il gol proprio del genovese il 5 agosto a Highbury a replicare l’unico altro suo nell’unica altra presenza azzurra, il 2 agosto a Brentford nel 9-0 agli Stati Uniti. Fu convocato, senza giocare, anche ai Mondiali del 1950 in Brasile, quelli dei venti giorni di viaggio in nave da Napoli e dei palloni finiti in mare durante gli allenamenti sul ponte. Tanti auguri a chi con la patria bandiera ne scrisse solo 2, con l’Atalanta 16 e oggi, con l’anagrafe, fa 91.

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