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Malinovskyi, quello che “sposta” i titolari

Malinovskyi

Nel nuovo tour de force da 7 partite in 3 settimane l’ucraino Ruslan Malinovskyi avrà chances da titolare, anche se non in Champions. Ma deve diventare più duttile

C’è un altro tour de force da 7 match in 3 settimane, come dire che di titolari non se ne hanno mai abbastanza. Anche se non è che una doppietta in Nazionale alla Lituania, su azione scambiando con Junior Moraes e da punizione a giro, possa cambiare le sorti di un giocatore nella sua squadra di club stravolgendo le gerarchie interne. Ma certo Ruslan Malinovskyi, che venerdì a Kharkiv con la maglia dell’Ucraina ha suonato due colpi gobbi nella sua stagione personale e lunedì sfida Cristiano Ronaldo a Kiev, da trascinatore della bandiera patria adesso può aspirare con più convinzione ad attentare alla virtù (leggi posto fisso) dell’undici di intoccabili nell’Atalanta-base di Gian Piero Gasperini.

MALINOVSKYI, TREQUARTISTA CHE SOGNA. “Per spostare Gomez, Ilicic e Zapata ci vuole tanta roba, e non è che il Papu possa snaturarlo riportandolo in attacco”, l’ipse dixit (alla vigilia del Lecce) del tecnico nerazzurro, che del resto contro Fiorentina e Roma, nel giro di tre giorni, dal 22 al 25 settembre ha già proposto l’ucraino eccome, prima come cambio dell’argentino e quindi di fatto appaiatogli da trequartista (diciamo che il Papu faceva l’elastico con la prima linea) con lo sloveno unica punta. E pazienza se a rimediarla o a risolverla, in un caso e nell’altro, sono stati i titolari entrati in corsa e “spostati”, per dirla alla Gasp, proprio dalla promozione temporanea a intoccabile del trequartista ucraino, mente pensante e passaggio millimetrico: a farla riaprire a Josip, a Parma coi viola, lo scavetto di Gomez; all’Olimpico, parte dell’apripista a Duvan Zapata, sostituto del fantasista mancino dalle troppe pause.

MALINOVSKYI, TREQUARTISTA CHE SEGNA. Non ha ancora accarezzato la gioia del pallone nel sacco, da atalantino, Ruslan, ex del Genk che nella carriera nei club ne ha schiaffati fin qui 44, 30 solo nelle file dei belgi, accompagnati da una quarantina di assist. Senza contare la cinquina piena in azzurro-giallo. Ed è questo, forse, il cruccio del tecnico di Grugliasco, che a differenza di Andriy Shevchenko non ha ancora fatto del ’93 tutto sinistro di Zhytomyr un moloch: a Bergamo chi gioca tra le linee deve anche far gol, non soltanto produrre gioco o specializzarsi in lanci e penultimi passaggi. Domanda: ma Malinovskyi, che nella saltuarie virate (vedi ripresa a Zagabria) al 4-2-3-1 “costringe” il capitano a spostarsi alto a sinistra, non può rendersi utile anche partendo dalla mediana? In nazionale, dopo tutto, non è che abbia giocato così avanti: Sheva fa più un 4-1-4-1 come Castro nello Shakhtar.

IL GASP E I RUOLI. “Può giocare in mezzo solo qualche spezzone”, l’altra frase pungente by Gasp l’ultima volta che un giornalista in sala stampa a Zingonia – lo zelante Patrick Iannarelli di TMW, per la precisione – ha avuto il fegato di proporgli la candidatura di Malinovskyi, se non a titolare immediato, quantomeno a sorpresa in positivo dall’estate all’autunno o dodicesimo uomo deputato prima o poi a farsi strada negli undici. Roba soltanto da due volte su otto, sei in campionato. L’ha fatto, sissignori, alternandosi a Mario Pasalic nel famoso secondo tempo croato all’esordio in Champions, dall’esito che ormai conoscono anche le pietre del Brembo e del Serio messe insieme. La sponda tattica è quella che tuttora chiude il talentuoso e geometrico centrocampista in uno dei due ruoli che potrebbero essere suoi, negandogli l’approdo all’altro. Come se fosse fermo, in piedi, su un’isolotto, cercando di prendere il largo scrutando l’orizzonte. In attesa di imparare come si fa a raggiungere l’argine del secondo fiume, l’adduttore di Duvan probabilmente gli farà guadare il primo.

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