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Auguri a Vittoni, l’avvocato-jolly che un giorno battè la Lazio

86 autunni per Franco Vittoni, candeline lo stesso giorno dell’Atalanta, che da attaccante finì mediano e anche centromediano. Smettendo per fare l’avvocato

Curioso pure festeggiare a pochi giorni dalla sfida alla Lazio, da lui battuta al fotofinish 65 stagioni fa. Compleanno d’altri tempi, alla voce ex dell’Atalanta, oggi, 17 ottobre. E non solo per l’età dell’avvocato Franco Vittoni, jolly in campo negli anni ’50 che appese le scarpette al chiodo ancora giovanissimo, o per il fatto che spegne le candeline lo stesso giorno della società, nata 26 anni prima. Di poco consono alla contemporaneità c’è che il principe del foro di Bergamo, giunto a quota 86, avesse abbandonato venticinquenne per potersi dedicare alla carriera di legale. Allora più lucrosa di quella di calciatore, stelle escluse.

VITTONI, CAUSE VINTE SUL CAMPO. Vittoni, nativo di Calcio, famiglia originaria del Verbano-Cusio-Ossola, 51 presenze e 2 reti dal 1953 al 1958, era sul serio un jolly cui mancò solo di fare il portiere e il terzino. E dopo l’annata di apprendistato a Cannes si divise tra la Dea e gli esami, impresa non semplice perché per andare all’università a Milano servivano i permessi. Talento e gran fisico, ma poco tempo per il pallone: un destino da cambio in più posizioni già scritto.

VITTONI, IL JOLLY. Partito dalla maglia numero 9, nella prima stagione fece 4 apparizioni indossando anche la 10 e la 11. Diversi i maestri a dirigerlo dalla tolda di comando nella sua avventura atalantina troppo breve: Luigi Ferrero, Luigi “Cina” Bonizzoni, Carlo Rigotti e Karl Adamek. Solo nel ’55/’56 ebbe un sussulto, con 24 allacciate di scarpe, sempre da mediano.

DAL GOL ALL’AULA. Andò subito in gol all’esordio, Vittoni il futuro avvocato, marcando il punto del momentaneo 3-2 (poi pareggiato allo scadere dall’ex Leschly Sørensen), il 25 ottobre 1953 a San Siro contro il Milan. L’unico altro sigillo, la zampata in un 3-2 casalingo alla Lazio in zona Cesarini, il 10 ottobre dell’anno seguente. Una settimana prima degli auguri, mentre i Gasp-boys ora se la vedono 9 giorni dopo. Ma il richiamo dell’aula di tribunale si faceva sempre più forte.

VITTONI E IL ’58. Cinque stagioni di cui un buon poker a far da panchina a Francesco Cergoli, Poul Rasmussen, Giuseppe Nuoto (o Luigi Brugola o Ennio Lenuzza), Stefano Angeleri “il Gabbiano”, Carletto Annovazzi, Franco Janich e Bengt Gustavsson. Estate del ’58, squadra retrocessa per il “Caso Azzini”, una presunta combine orchestrata dal numero 5 del Padova che ne lasciò passare tre al vecchio “Appiani” (Pierluigi Ronzon e due volte Gianni Zavaglio) il 30 marzo: ce n’era per un ritiro in punta di piedi. Tanti auguri.

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