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La Primavera e il Gasp: la lezione di Brambilla contro il City

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L’Under 19 stavolta ha proprio bagnato il naso di netto alla prima squadra nell’antipasto di coppa a casa della più forte. Conta la capacità di adattamento

Nessun tessitore provetto sarebbe mai stato in grado di aiutare Gian Piero Gasperini a sbrogliare la matassa in cui Pep Guardiola e il Manchester City hanno avviluppato l’Atalanta per infilzarla coi ferri da calza d’una rimonta prepotente. Il gap era segnato in partenza. Agüero e Sterling, forti del supporting cast dei vari De Bruyne, Foden, Gündogan e Mahrez, hanno fatto il vuoto. Eppure, al netto della differenza di qualità è stata la tattica, ossia la capacità del catalano di adattarsi ai nerazzurri e non il contrario, a pigiare sul turbo per dilatare lo score. Tutto l’opposto della Primavera di Massimo Brambilla in Youth League: modulo speculare, nemico lasciato sfogare per metà primo tempo e tre castighi implacabili.

DIFESA A TRE, RODRI ARMA TATTICA. In effetti il 4-3-3 o 4-2-3-1 dei grandi dei Cityzens, capoclassifica del girone (C) esattamente come i baby alla vigilia, a pelo d’erba davanti al 3-4-2-1 del Gasp non si è rivelato tale almeno fino all’uscita per infortunio (un pestone del Papu Gomez), in favore dello stopper puro Stones, dell’arma tattica Rodri, mediano lungagnone solo nominalmente riciclato in difesa che a conti fatti ha appoggiato il turco-tedesco in mediana. Così i padroni di casa dell’Etihad Stadium hanno fatto densità in mezzo, con un regista basso in più ad appoggiare la manovra e una linea a quattro di suggeritori ficcantissimi a sostegno del Kun: Mahrez, un De Bruyne a moto perpetuo anche senza palla, un Foden senza posizione fissa e Sterling, l’uomo più ma solo dell’attacco, perché il successo è partito da dietro. Anzi, dalla panchina.

UNO CONTRO UNO. Di qui i piani scompaginati di Gasperini, che insistendo a provare a imporre fisicità dietro, poco utile alla lunga contro la saettante rapidità altrui, e davanti la combinazione di aggressività senza posa e ripartenze secche alimentate dal pressing alto, alla fine oltre l’uno-due nel primo tempo ha beccato il tris di portate nel secondo. Ruslan Malinovskyi ci ha capito qualcosa trovando spazi e compagni, vedi Josip Ilicic sull’azione del rigore-rompighiaccio. Gli altri no, anche perché abituati all’uno contro uno a tutto campo, e quindi spaesati dalla perdita subitanea dei singoli punti di riferimento. Marten de Roon e Remo Freuler hanno finito per schiacciarsi davanti alla difesa e specie sulla corsia sinistra il City ha affondato i colpi appena ce n’è stata l’occasione.

LA LEZIONE DI BRAMBILLA. Dal gap sofferto dal Gasp ai giovani con la bacchetta in mano. Facile, potrà osservare qualcuno: Brambilla non ha dovuto adeguarsi come un guanto al nemico-baby, lui col 4-3-3 ci gioca comunque. Ma lì il grimaldello l’ha dovuto trovare lo stesso ed è stato Davide Ghislandi, ex ala diventata terzino destro che all’Academy Stadium nell’antipasto pomeridiano dei big ha giostrato da mezzala, incontenibile per il dirimpettaio Doyle perché attaccante aggiunto e imprendibile per la catena di destra intera, compreso Dionkou cui non è riuscito nemmeno l’abbozzo della diagonale sul taglio del pari dell’osiense. Tutti spiazzati, pure il sito Uefa che lo dava pendolino nel 3-4-3. L’arma tattica fatta e finita, non a caso recuperatore della palla lanciata a Roberto Piccoli per mettere la freccia, dopo aver subito in avvio le estreme, vedi gol lampo di Poveda. E Ogbeta, di là, si è fatto mettere in croce da Traore, supportato da un superbo Manu Gyabuaa a due fasi: l’ivoriano ha messo assist e ciliegina sulla torta.

GASP E PEP, LE RAGIONI DI UNA DIFFERENZA. È il tecnico di Grugliasco, casomai, a non aver preso in considerazione uno schieramento a specchio, magari il 4-2-3-1 usato anche nei secondi tempi di Zagabria e di Parma con la Fiorentina. Magari optando, come terminale, per Luis Muriel che è imprevedibile, non ha battute a vuoto come Josip e oltretutto era reduce dalla fragorosa doppietta nella mancata vittoria anti Lazio di sabato all’Olimpico. A forza di difendere a spada tratta la stessa filosofia ci si smena, concedendo superiorità numerica – chi prendeva Foden? – e metri per la giocata. Brambilla è secondo, Gasp ultimo. Non per caso.

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Mark
Mark
4 anni fa

Caro Fornoni visto che è cosi bravo (a parole) perché nn si propone al Pres. Percassi come allenatore della prima squadra…

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