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Maran e quel giugno del 2016: come (non) sarebbe cambiata la storia dell’Atalanta?

All’inizio di quel mese, la smentita e la marcia indietro rispetto a un accordo già praticamente fatto: l’allenatore trentino rimase al Chievo perdendo il treno per Bergamo. Con Paloschi arrivò il Gasp

Fino a venerdì 27 maggio 2016, data dell’ultimo incontro tra Luca Campedelli e Luca Percassi, Rolando Maran e la panchina dell’Atalanta, sotto gli auspici soprattutto del responsabile nerazzurro dell’area tecnica Giovanni Sartori, non avevano ostacoli apparenti tra l’uno e l’altra. E chissà la storia come sarebbe andata per entrambe le parti. Prontissimo il trasferimento del portiere veterano Albano Bizzarri sotto le Mura, l’unica clausola del presidente del Chievo, l’Harry Potter che aveva trasformato in favola e big aggiunta la squadra di un quartiere periferico di Verona. A giugno, invece, contrordine: il tecnico della mancata nouvelle vague atalantina opta per il rispetto delle due rimanenti stagioni del contratto. Alberto Paloschi, il 17, segue di tre giorni l’ufficializzazione dell’opzione della panchina numero 2, quel Gian Piero Gasperini fortemente sostenuto dalla famiglia Percassi, o meglio da papà Antonio, il vertice di Zingonia con la V maiuscola.

UN GIUGNO NELLA STORIA. Il mese giugno che più di ogni altro è destinato a lasciare il segno. C’era da sostituire Edoardo Reja dopo l’annata a mezzo scarsa del post Stefano Colantuono: ai piani alti bolliva in pentola un progetto o forse anche soltanto un’ipotesi di cambiamento radicale, se non degli uomini almeno della filosofia. Uno stratega di transizione, che comunque già sapeva di essere alla fine del compito di traghettatore, non poteva essere adatto allo scopo. Maran, già secondo di Silvio Baldini nei Mussi nella stagione 1997-1998 dopo esserne stato una bandiera in campo fin dai tempi dello stadietto in cui bastava spedire la palla nel fosso oltre il recinto per guadagnare tempo tirando il fiato, prima del ritorno da responsabile tecnico nella sua patria adottiva nel 2014 era stato in sella al Varese e al Catania, dove aveva fatto la conoscenza di Jasmin Kurtic e del Papu Gomez. Che quindi se lo sarebbero ritrovato a Bergamo.

SARTORI E MARAN. Sartori, estimatore del nostro da altissimo dirigente dei gialloblù, col futuro mister dalla pelata e dalla mosca del pizzo appena accennata ci aveva anche giocato durante i suoi ultimi annetti da centravanti. Tutto pronto, anche per lo scontato approdo sotto le Mura Venete del 4-3-1-2 come nuovo verbo e del suo uomo chiave, il trequartista mancino Valter Birsa. Niente di tutto ciò: martedì 14 l’annuncio del Gasp, definito “maestro di calcio” da Percassi senior; venerdì 17, con sprezzo della cabala e delle superstizioni, l’ufficialità di Alberto da Cividate.

SARTORI, IL GASP E PALOSCHI. Una salvezza e un esonero si sarebbero spalancati oltre la porta della scelta conservativa a due con Campedelli di Rolando da Trento, sostituito in corsa da Lorenzo D’Anna nel tentativo centrato di evitare la serie B. Rinviata di una rivoluzione terrestre, ma questa è un’altra storia. Ne sarebbe cominciata una impensabile, al sapore d’Europa, in nerazzurro. Il fallimento di Paloschi, a conti fatti, fu l’unico effetto collaterale indesiderato. Andrea Petagna, in qualche modo, esplode da centravanti atipico aprendo spazi alla primissima doppia cifra con titolo di cannoniere di squadra del Papu. La rivoluzione atalantina ha come inizio storico un gran rifiuto. Attenzione, però, alla voglia di atmosfere continentali del mancato condottiero: da quando guida il Cagliari non è mai stato così in alto, addirittura a meno tre dal terzo posto occupato proprio dai rivali di giornata.

MARAN, UN CAGLIARI DA EUROPA. E l’anno scorso, nel precedente diretto a Bergamo, a tiro di quello del 30 dicembre 2017 (Diego Lopez in panca), con Pavoletti e l’altro grande ex Padoin a rendere inutile il guizzo di Gomez allo scadere, ecco la punizione-killer di Nicolò Barella, l’uomo mercato che sapeva di esserlo, a metà gara. Era il 2 settembre, ancora estate. Il lunch match non ha più il centrocampista sardo come vedette, ma Maran c’è ancora. Occhio al non c’è due senza tre di fila rossoblù. Mancano troppi giorni a Natale per i regali anticipati, e pure quelli che avrebbero potuto essere ex, oltre a Luca Cigarini, presente in entrambe le occasioni dei colpacci corsari, non perdonano.

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4 anni fa

Ed attenti dietro

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4 anni fa

Se se see……..

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4 anni fa

Occhio ragazzi domani è un test importante ..loro corrono parecchio…dobbiamo essere cinici davanti

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