Il Corriere della Sera di Bergamo si sofferma sulla strana storia recente del confronti fuori dal campo tra Napoli e Atalanta. Tra provocazioni presunte e sicuro vittimismo, due volti dell’Italia

La strana storia delle provocazioni e del vittimismo (termine mai usato nell’articolo, NdR) aprioristico tra Napoli e Atalanta, osserva il dorso di Bergamo del Corriere della Sera, ha trovato mercoledì sera, con le proteste per il presunto rigore Kjaer-Llorente e in seguito per l’interrogazione parlamentare ad hoc, l’ultima puntata di una querelle che prosegue dal quarto di Coppa Italia al “San Paolo” il 2 gennaio 2018.

DA LOMBROSO A LLORENTE. I nerazzurri vinsero 2-1 (Castagne, Gomez e Mertens), ma soprattutto dal movimento neoborbonico si levarono le proteste per l’esibizione nel settore dei tifosi bergamaschi di uno striscione con l’effigie del criminologo Cesare Lombroso, colui che attribuiva caratteri criminali a quelli somatici ed etnici. Tra lui e Llorente, le mani avanti di Carlo Ancelotti prima dell’andata dello scorso campionato, a Bergamo, il 3 dicembre, per possibili allarmi sulla “discriminazione territoriale”: nulla di fatto, polemiche stemperate perché il Napoli vinse (2-1: Ruiz, Zapata, Milik).

NAPOLI-ATALANTA, ALEMAO ALL’ORIGINE? Si torna alla monetina di Alemao dell’8 aprile 1990, che trasformò lo score a occhiali in una vittoria a tavolino dei Ciucci, decisiva alla fine per il secondo scudetto di Maradoni e soci. Il brasiliano sarebbe poi arrivato a Bergamo per giocare proprio coi nerazzurri. La sintesi? In Italia, provocazioni verbali a parte, alla fine ci si accomoda sempre.