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Auguri a Tiberi e (Sergio) Magistrelli

81 anni per il centrocampista scuola Roma, 68 per l’attaccante di Sedriano omonimo dell’eroe di Coppa Italia Luciano Magistrelli. Due e una stagione rispettivamente nell’Atalanta

Uno, scuola Roma, giocava a centrocampo e al secondo giro di corsa all’Atalanta retrocesse. All’altro bastò un’annata per segnare a sufficienza, calando un 13 nello score personale, per convincere l’Inter a prenderselo. 1967-69, 1971-1972. Giulio Tabanelli, Stefano Angeleri, Silvano Moro e Carlo Ceresoli gli allenatori del primo; solo Giulio Corsini per il secondo. I festeggiati di oggi, Sandro Tiberi (primo accosciato a sinistra nella foto) e Sergio Magistrelli (in calce all’articolo ai tempi del Palermo, per cui segnò il provvisorio vantaggio nella finale di Coppa Italia del ’74 contro il Bologna: poi pari di Savoldi dal dischetto e rigori fatali), omonimo di Luciano che fu nel 1963 fra gli eroi di Coppa Italia, non hanno che la maglia nerazzurra da condividere nel palmarès e nei ricordi. Il centrocampista romano spegne 81 candeline, il milanese di Roveda di Sedriano 68. Auguri a entrambi.

TIBERI, DUE ANNI, DUE GOL. Tiberi, cresciuto nella Roma e passato anche per Siena, Chieti, Vicenza, Cagliari, Marzotto Valdagno, e Schio, appendendo le scarpe al chiodo a 34 anni, nella prima annata in realtà passò in fretta dal numero 4 al numero 2 per lo stop al terzino destro titolare Alfredo Pesenti. Nelle sue 53 presenze nel biennio (29 e 18 in campionato, 2 e 1 gol più 3 e 1 gol in Coppa Italia, 1 in Coppa Mitropa), in un centrocampo che contava sull’altro ex giallorosso Elvio Salvori e sul 10 Lucio Dell’Angelo, anche 2 palloni in porta all’Inter in 2 diverse edizione del trofeo della coccarda e 1 al Torino nel secondo campionato di A disputato a Bergamo. Decisivo, per la caduta in B, il cambio della guardia tra punteros: Beppe Savoldi lasciò per il Bologna, la contropartita Sergio Clerici evidentemente non era la stessa cosa.

MAGISTRELLI, DALL’ATALANTA ALL’INTER. Quanto a Sergio Magistrelli, 7 gol in 30 partite nella massima serie, 1 in 4 di Coppa Italia, 5 in 4 nella Coppa Anglo-Italiana. Un 13 sulla ruota della Città dei Mille che a lui, prodotto del Como che nel nerazzurro milanese avrebbe ballato soltanto la stagione successiva (2 in campionato) per poi giocare con Palermo, Sampdoria, Lecce e Francavilla fino a quota 33, valse il sogno della grande squadra appena accarezzato. Dei suoi 17 anni di professionismo con 85 presenze e 17 gol in A più 283 e 73 in B, dunque, un pezzettino alla Dea giusto per diventare una plusvalenza. Per lui pure 3 infilate in 4 match con l’Under 23 azzurra, da scoperta di Livio Prada in riva al Lario come Gigi Meroni anni prima e Renzo Garlaschelli, suo quasi coevo, scudettato da laziale nel 1974.

MAGISTRELLI, BORTOLOTTI E IL MONDO. Il presidente Achille Bortolotti fiutò l’occasione sia in ingresso che in uscita. Fragorosa la cinquina piena nel Torneo Anglo-Italiano: ciliegina allo scadere nel 3-2 in remuntada al Sunderland (78′ Doldi, 81′ Moro) e poker nel 5-3 al Leicester: 23′, 57′, 85′ e 91′; Bianchi al 73′). Quei 2 e 4 giugno di 37 anni fa bastano a renderlo famoso da queste parti. Dove giocò con Emiliano Mondonico, allora ala troppo beat e anarchica, il mediano al fosforo Ottavio Bianchi che avrebbe vinto 2 scudetti, 1 trofeo della Coccarda e 1 Coppa Uefa da allenatore Napoli di Maradona, l’arcigno stopper Giovanni Vavassori e un certo Antonio Percassi, allora neo maggiorenne che timbrò due volte il cartellino proprio nello scomparso torneo. Augurissimi.

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