Il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi: “Questa è una giornata importante dedicata a un grande personaggio. Favini ci ha cambiato la vita”

La mattinata in casa Atalanta è stata movimentata dall’inaugurazione della nuova palazzina che ospita la sede del settore giovanile nerazzurro. L’Accademia Mino Favini, questo il suo nome, è stata dedicata alla memoria di chi tanto ha dato al vivaio nerazzurro, ma più in generale al calcio giovanile italiano.

A fare gli onori di casa è stato il presidente, Antonio Percassi: “Questa è una giornata importante dedicata a un grande personaggio. Durante la mia prima presidenza chiesi a Franco Previtali chi fosse il miglior manager del settore giovanile: Mino Favini, mi rispose, del Como. Volevamo il numero uno e chiesi a Mino di farci diventare i più forti in Italia. Gli squadroni non avevano una politica e una cultura dei vivai. Favini aveva una qualità straordinaria nello scoprire i talenti. Ci ha cambiato la vita e le strategie societarie, Maurizio Costanzi si è inserito nella sua scia e prima o poi dedicheremo qualcosa anche a lui…“.

È proprio Maurizio Costanzi a proseguire il discorso: “La mia scommessa iniziò qui cinque anni fa. Conobbi Favini 25 anni fa, ai miei inizi, e per me fu subito una figura di riferimento. Il primo anno, quando l’Atalanta mi chiamò, lo passai a imparare da lui. A nome di quanti lavorano per il settore giovanile, affermo che Mino Favini era un uomo in missione e noi la stiamo continuando”.

Non poteva mancare l’intervento di Giancarlo Finardi, coordinatore tecnico del vivaio: “Sono due gli episodi che meglio ricordo. Andai con lui a Courmayeur al seguito del ritiro della prima squadra e sulla strada del ritorno dei tifosi dissero: ‘Tutti sull’attenti, c’è Mino Favini’. Poi quando incontrò il mister Gasperini: entrò in sala pranzo e tutti scattarono in piedi, nessuno escluso, ad applaudirlo. Mino faceva la radiografia di ogni giocatore. Io ho allenato otto anni la Primavera, mai una critica: mi diceva ‘Questo può andare avanti, o gestisce la palla o di là, in prima squadra, non lo mandiamo’“.