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Atalanta e Zapata, posizioni divergenti. Ma lo strappo non c’è

Gasperini si è assunto l’onere di fare il portavoce dell’Atalanta sul caso Zapata. Ma a Siviglia, nonostante diagnosi opposte, Duvan è in permesso

Venerdì 6 dicembre sera, prima delle sei, ad agenzie ormai lanciatissime nei due lanci prepartita pomeridiani dell’Atalanta alla vigilia del Verona, la precisazione di Duvan Zapata, che tra evocazione (altrui) di paura di calciare o di chissà quali intese per il passaggio a gennaio al Real Madrid (che lui evita di citare) se la prende con la ridda di ipotesi derubricate in “cose inesatte”: “Non è vero che sono guarito, ho avuto una ricaduta”. Lunedì 2, alla consegna del premio per la top 11 del Gran Galà del calcio, la parola d’ordine era stata “tendine”. È la lesione all’adduttore destro, sempre quella, il maledetto impiccio tentando di segnare a Claudio Bravo (che per ironia avrebbe giocato col Manchester City nel secondo tempo a San Siro) in Colombia-Cile del 12 ottobre ad Alicante? Sì, sembrava suggerire Gian Piero Gasperini prima della Juve, il 9 del mese scorso: è la cicatrice a non essersi rimarginata, il ragazzo fatica a colpire la palla come dovrebbe. Fino alla spiegazione delle “diagnosi opposte” per giustificarne il ritorno a Siviglia da martedì.

ZAPATA E LA LESIONE DELLO STRAPPO. La società ha sempre di fatto accollato al responsabile tecnico l’onere di rappresentarne la posizione ufficiale. Anche se la stessa ha finito per diventare vagamente fumosa, col progredire dell’intreccio da thrilling di fine anno e delle puntate della telenovela andalusa fatta di avantindré e ben due consulenze: a Barcellona Ramon Cugat durante la primissima tappa spagnola, a Roma Pier Paolo Mariani di Villa Stuart il 3 dicembre. Due luminari della medicina sportiva, gente che ricostruisce articolazioni e carriere. Saranno state divergenti e quindi opposte le loro diagnosi, con Cugat a confermare a quanto pare la tesi della guarigione, oppure sono il front office e Zapata a porsi su piani opposti e inconciliabili? Parola al mister, e non sono dichiarazioni inedite: “Le sensazioni del giocatore vanno rispettate”.

IL GASP SU ZAPATA: SEMPRE NETTO. A questo punto il Gasp sta facendo intendere che l’attaccante di Cali non avrebbe problemi a essere convocato, se solo tornasse finalmente a lavorare in gruppo a Zingonia. L’unica volta che il comandante in capo ha parlato di mancata guarigione è stato prima di affrontare la Dinamo Zagabria nel ritorno di Champions League. Ma era ancora novembre, una settimana sposta non poco le prospettive quando lo stop inizialmente era stato fissato in sei.

GASP, DUVAN E LA MEDICINA. Duvan, l’ex Ternero diventato Toro affidando le corna proprio grazie alla Dea e al suo stratega, ha sposato la posizione della malattia in continuazione, per dirla in termini di certificati medici. Dai quali il profeta canuto di Grugliasco ha voluto prendere le distanze: “Faccio l’allenatore, non chiedete a me diagnosi e tempi di recupero”. La certezza, nel bailamme intricato dei rimpalli di competenze e responsabilità, è però una sola: da Carlos Pedrosa, il fisioterapista più famoso d’Italia, di Colombia e del mondo, l’uomo più indicizzato sui motori di ricerca da almeno mezzo mese a Bergamo e dintorni, il numero 91 c’è col permesso del club. Altrimenti sarebbe fuori rosa da un pezzo.

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