
Il precedente di coppa di più di un decennio fa in Europa League disse male al Genoa di Gasperini. Il Valencia val bene una vendetta
Dimenticare Valencia. Anzi, quel Valencia che costò l’eliminazione a Marassi a 40 secondi dal gong nel Girone B, dopo aver sfiorato solo col pensiero i sedicesimi di Europa League. Dal 17 dicembre 2009 al 19 febbraio 2020, per Gian Piero Gasperini sono cambiati la squadra e la coppa: dal Genoa all’Atalanta. E i tempi, come sembra suggerire l’amarcord della prima volta in Europa nello speciale della Gazzetta dello Sport, sono maturi per la vendetta. In Champions, la regina delle coppe.
V COME VILLA. Il killer delle speranze gasperiane all’epoca fu David Villa, dopo il botta e risposta a cavallo dell’intervallo fra Bruno Saltor (45′) ed Hernan Crespo (50′) su lancio di Emiliano Moretti. Al 93′ la beffa, col portiere Alessio Scarpi a rinviare addosso al dribblomane, poco prima (85′) procuratosi un discusso rigore da lui stesso sbagliato sul contatto vero o presunto con Salvatore Bocchetti. Passarono la Taronja e il Lille.
V COME VENDETTA. Da Unay Emery ad Albert Celades, immediato successore di Marcelino, è cambiato tutto anche per il Valencia, che ritorna dagli incubi del Gasp in un’altra epoca e soprattutto in un’altra competizione. In tutto il cammino europeo del Gasperini allenatore parla di 5 partecipazioni e un record di 12 vittorie, 9 pari e 8 ko con 53 reti segnate e 36 subìte. Grazie agli exploit dell’ultimo triennio: col Grifone, bilancio di 3-2-3 e 12-12, 0-1-1 in Champions con l’Inter. Testa al Valencia, ora. E alla vendetta.
