In Spagna, paese che non ha ancora registrato infezioni, cresce la preoccupazione. Valencia-Atalanta si potrebbe anche giocare a porte chiuse

L’allarme coronavirus sta scatenando il panico in parte della popolazione e le decisioni prese dal Governo stanno avendo ripercussioni anche sul mondo del calcio che, ora, è costretto a fare i conti con un calendario affollato e la necessità di recuperare le gare rinviate. All’estero, la situazione viene monitorata con una certa curiosità, soprattutto nei paesi dove il coronavirus non è ancora arrivato, come la Spagna. In particolare a Valencia sale la preoccupazione in vista della gara di ritorno degli ottavi di Champions League tra i pipistrelli e l’Atalanta.

Come riporta La Gazzetta dello Sport, i colleghi della radio spagnola Onda Cero hanno intervistato Hermenegilda Vanaclocha – vicedirettrice generale del reparto di Epidemiologia e Vigilanza della Salute della Comunitat Valenciana – e le sue parole hanno generato un certo allarme: “L’Atalanta è della Lombardia, una delle regioni italiane più colpite dal virus e quindi ora come ora sinceramente non so nemmeno se potrà viaggiare. Detto questo, da qui al 10 marzo mancano diversi giorni e vediamo cosa succederà, come si evolverà la situazione. Se avessimo fatto questa intervista la settimana scorsa le mie risposte sarebbero state differenti dalle attuali, la situazione evolve in maniera rapida, bisogna vedere in che direzione. La situazione sarà presa in esame con le due società, Valencia e Atalanta, e col Ministero della sanità spagnolo e vedremo cosa fare. Abbiamo chiesto al Valencia di far arrivare ai tifosi che sono stati a San Siro il messaggio informativo. Pensiamo che per loro il rischio di contagio sia stato molto basso“.

Insomma, regna l’incertezza e in questo momento è impossibile sapere se sarà permesso a giocatori e tifosi dell’Atalanta di viaggiare, se la partita verrà disputata a porte chiuse o se la situazione tornerà presto alla normalità.