I mitici e difficili anni ’70, quelli più da B che da A, hanno in Hubert Pircher, oggi 61 anni, uno dei protagonisti. Quegli spareggi del ’77…

Di madrelingua tedesca, vive da anni e anni a Torre Boldone. Il classico bergamasco acquisito per meriti calcistici. Spegne le candeline il 5 marzo, e fanno 61, anche un centrattacco potente ma frenato da pubalgie e infortuni muscolari assortiti. Hubert Pircher da Bressanone, giunto a Bergamo quattordicenne nel 1973 dal Bolzano e tanto forte da smazzarsi  comunque una cinquina di campionati dal ’74 (esordio cadetto il 4 maggio 1975, poco più che sedicenne, nell’1-0 al Novara firmato Mastropasqua) al ’79, di cui gli ultimi due in A. Piccioli, Cadè, Leoncini e Titta Rota i mister dell’epoca, coi famosi spareggi del Settantasette (in primis col Cagliari a Genova il 29 giugno) a far da spartiacque. In cui l’interessato però non c’era.

PIRCHER, CINQUINA NEGLI ANNI ’70. 67 presenze e fondo del sacco gonfiato 11 volte (12 e 4 in Coppa Italia, 6 in Coppa Rappan) le sue cifre. Non così risicate, in anni in cui in avanti c’erano Musiello, Rizzati, Gattelli, Chiarenza, Marmo, Bertuzzo, Paina e Garritano. E dietro, come arcigno marcatore, fino al ’77 dei mitici spareggi, anche il futuro presidente Antonio Percassi. Poi, sfiorata la convocazione ai Mondiali spagnoli del 1982 coi 6 gol in maglia Ascoli, la chiusura con Palermo, Rimini, Fiorenzuola e Brembillese (Promozione) a trent’anni, allenando dalla Valbrembana fino a La Torre con tappe ad Alzano, Verdello, Longuelo e Zogno. Augurissimi.