Il tecnico atalantino al ritorno da Valencia si è trovato catapultato in un altro mondo: “Come la peste, ma per 90 minuti la gente non ci ha pensato”, dice Gasperini
“Arrivati lunedì a Valencia c’erano le Fallas con centocinquantamila persone a far baldoria in piazza, al ritorno abbiamo trovato un altro mondo, peggiore di quello che avevamo lasciato: è come la peste”. Parole dure, da Gian Piero Gasperini, al Corriere dello Sport, sulla quarantena da Coronavirus che ha stravolto tutti salvo durante la partita di Champions League della sua Atalanta: “Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di gente che si congratulava e ci ringraziava. Il calcio è un antidepressivo, per 90 minuti non si è pensato ad altro”.
GASPERINI E L’ANTIDEPRESSIVO. “Noi abbiamo voglia di tirare avanti, di allenarci, ma è tutto chiuso e nel silenzio si sentono solo le sirene delle ambulanze – ha proseguito il tecnico nerazzurro -. Una partita può avere un valore terapeutico e ha una funzione sociale: io avrei continuato a porte chiuse. L’Atalanta è un segnale di speranza: calcio propositivo e offensivo con Gomez e Ilicic che incidono sulle partite molto più da un giocatore da 50 milioni”.
GASPERINI E PERCASSI. “Percassi non è che non voglia spendere, ma da bergamasco ha il timore di spendere male. Spesso il valore di mercato è bugiardo – chiude Gasperini -. Abbiamo alzato il livello con qualità e calcio offensivo. Col Manchester City in casa la svolta: potevamo chiuderci per prenderne meno, invece abbiamo attaccato e dopo il rigore del possibile 0-2 sbagliato abbiamo ottenuto il pari che ha cambiato il nostro cammino. Cresci solo proponendoti”.
Anti depressivo x noi. Ma per i Valenziani?
Grazie Mister, sempre e solo la Dea