
Il medico immunologo: “Dubito molto fortemente che il sistema possa riprendere tutto normalmente a giugno. Questo virus continuerà a diffondersi”
Atalanta–Valencia potrebbe essere la “partita zero” da cui è scaturito il dilagarsi a dismisura del coronavirus. Ne è convinto Francesco Le Foche, medico immunologo, responsabile del day hospital di immuno-infettivologia del policlinico Umberto I di Roma. Solo così si può spiegare il larghissimo caso di contagi che ha colpito la nostra città: “Probabilmente in quel distretto hanno agito più fattori trigger, i catalizzatori che attivano in modo repentino la diffusione del virus, facendolo esplodere in tutta la sua gravità. Quella bergamasca è un’area molto attiva nel mondo degli scambi economici e sociali. Un terreno ideale per il virus. Anche il match di San Siro col Valencia può essere stato un fattore. È passato un mese da quella partita. I tempi sono pertinenti. L’aggregazione di migliaia di persone, ancor più associate nelle comprensibili manifestazioni di euforia, urla, abbracci, possono aver favorito la replicazione virale“.
“Col senno di poi giocare Atalanta-Valencia a porte aperte è stata una follia, ma all’epoca troppe cose non erano ancora chiare, a cominciare dall’enorme diffusibilità di questo virus – ha detto al Corriere dello Sport -. Oggi sarebbe impensabile. Infatti, hanno bloccato tutto. Dubito molto fortemente che il sistema possa riprendere tutto normalmente a giugno. Un contesto così socialmente aggregante ed empatico come il calcio è l’antitesi dei comportamenti che si devono avere nell’emergenza sociale di un virus. Una minaccia per definizione. Questo virus continuerà a diffondersi. Da qui ai prossimi mesi dobbiamo riorganizzarci in modo diverso“.
