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Don Resmini, l’apostolo vicino all’Atalanta che riabilitò Grassi

Il fondatore della Comunità don Milani di Sorisole, vicino per anni ai giovani del vivaio nerazzurro alla Casa del Giovane, fece dimezzare la squalifica dell’allora Primavera Grassi

Il camper di “Esodo” per provvedere ai bisogni dei senzatetto in zona stazione ferroviaria, la Comunità don Milani di Sorisole per il recupero dei minori emarginati, il conforto ai detenuti da cappello del carcere di via Gleno. Ma anche la vicinanza al mondo Atalanta, declinato al plurale in quota giovani del vivaio. Don Fausto Resmini da Lurano, l’apostolo della carità cristiana volato stanotte a 67 anni a ricevere il premio dei Giusti, s’era fatto anni e anni al Patronato San Vincenzo, da allievo di don Bepo Vavassori, e ovviamente anche alla Casa del Giovane, il convitto della Curia in via Gavazzeni alla Malpensata, tana da decenni dei giovani del vivaio nerazzurro che arrivano da fuori provincia o fuori regione. Tra i meriti, la riabilitazione di Alberto Grassi, prendendolo a servizio dei suoi “ultimi” per dimezzargli una brutta e insidiosa squalifica.

DON RESMINI E GRASSI: LA RIABILITAZIONE. L’interno-mezzala di Lumezzane, classe 1995, ora al Parma dopo essere stato a livello pro anche con Napoli e Spal oltre alla Dea, l’11 marzo 2014 incappò da Primavera in 10 giornate di stop per il rosso rimediato la domenica prima – il 9 – contro l’Hellas Verona: galeotto un “Alzati, vù cumprà” al ghanese Salifu Alimeyaw dopo un contrasto di gioco in cui il valgobbino non c’entrava. L’interessato capì solo negli spogliatoi, quando il più ben noto Godfred Donsah glielo spiegò. “Una frase in risposta a una provocazione verbale, priva di cattiveria e d’intento razzista. Alberto chiama così, scherzosamente, anche il compagno Faisal Bangal”, la difesa d’ufficio del compianto Mino Favini. Niente ricorso dal club, fresco di codice etico sugli atteggiamenti discriminatori. Ci dovette pensare don Resmini, dall’alto del suo apostolato teso a rimettere sulla retta via anche i privilegiati e i ragazzi in carriera.

DON RESMINI E I LAVORI SOCIALI. Grassi fu messo insomma ai lavori socialmente utili. Un paio di settimane in tutto di servizio presso i beneficiati dell’attività dell’apostolo degli ultimi ed ecco, orima ancora di cominciare ad affiancare il prete di strada, il 29 marzo, 18 giorni dopo lo stop quasi da ergastolo sportivo, il condono di metà della pena dal giudice sportivo: “Ho informato io la famiglia della proposta di don Resmini, molto più valida della squalifica. Ha sbagliato, assistere i coetanei meno fortunati lo farà riflettere e gli permetterà di rendersi utile al prossimo”, verbo ancora by Favini. Il prete Fausto e il calciatore in erba Alberto si conoscevano bene: Casa del Giovane, do you remember? Ecco: l’uomo in tonaca gli scrive, il 25 marzo è tutto deciso. “Il castigo per il castigo non cambia le persone. Il mettersi alla prova invece porta al riscatto, a riparare veramente il danno”.

GRASSI: GRAZIE DON. Grassi comincia le danze in sordina sulle piste dei poveri e dei derelitti, tra la comunità di Sorisole e il camper in stazione, il 7 aprile successivo. “Vivere la stazione mi ha aperto un mondo – le sue parole -. Scoprire questo pezzo di Bergamo ti aiuta a capire molte cose. Arrivare con il camper di don Fausto Resmini sul piazzale e aiutare queste persone mi ha messo di fronte alla vita reale”. Il ritorno in campo il 12 col Chievo, tra gli Under 19 di casa, casa sua, lui camuno d.o.c., nipote e figlio di cacciatori, dall’età di 8 anni. L’esordio al piano di sopra, concessogli da Stefano Colantuono, il 22 novembre con la Roma (1-2), dal 24′ della ripresa al posto di Daniele Baselli, altro prodotto della cantera di Zingonia e bresciano come lui, ma della Bassa (Gottolengo). Il resto (nel palmarès, il Tricolore Berretti 2013 con Beppe Bergomi in panchina) è storia, anche se il passato di redenzione sotto l’ala protettrice di don Fausto non è poca cosa: il 19 marzo 2017, nel 3-0 al Pescara, il primo pallone nel sacco in serie A, servitogli per l’inserimento vincente dal Papu Gomez. Facendo il paio con quello in Coppa Italia del 30 novembre prima, sempre da prestito del Napoli, suo approdo e attuale proprietario del cartellino dal gennaio 2016 quando sulla panchina bergamasca sedeva Edy Reja. Don Resmini e Grassi: il primo sempre presente per correggere gli errori di tutti e il secondo 38 volte nell’Atalanta, ma anche qualcuna al servizio dell’apostolo di Bergamo. Una storia di sport e di uomini come non ce ne sono più.

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4 anni fa

?❤️?

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4 anni fa

Don Fausto sei stato un grande.

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4 anni fa

Don Resmini: un dono grande …

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