39 primavere per il centrocampista prodotto del vivaio atalantino, che a Palermo fu reimpostato perno difensivo dal Gasp: Donati ha trovato in Scozia una seconda patria
Auguri all’uomo dei due mondi che verso fine carriera se la fece allungare dal Gasp. Italia nemmeno tanto benigna e Scozia a due volti per Massimo Donati, calciatore e quindi tecnico, che fuori da Zingonia dov’è cresciuto da ragazzo comunque quasi maggiorenne e dall’Atalanta ha fatto bene soltanto a Palermo e a Verona. Nel Celtic l’ex da candeline di oggi, giovedì 26 marzo, al taglio del nastro dei 39 anagrafici, jolly scalato via via in difesa, vinceva facendo lo spettatore illustre. All’Hamilton Academical da levatrice di giovanissimi e in prima squadra al Kilmarnock, quest’ultima avventura da vice, gli è andata un po’ di traverso, strappando contrattini. Però è sopravvissuto il 17 dicembre scorso al siluramento di Angelo Alessio, a sua volta ex delfino di Antonio Conte alla Juventus: il traghettatore Alex Dyer se l’è tenuto.
DONATI E IL TRAMPOLINO ATALANTINO. Atalantino a due riprese fra i big, allo start Donati dovette sgomitare in mezzo a mostri sacri come Fabio Gallo e Ljubisa Dundjerski. Al suo ritorno, coppia con Giulio Migliaccio in un centrocampo più solido del granito: il napoletano tutto grinta, lui piedi buoni, senso tattico e 189 centimetri. Una promozione e una permanenza in A a cavallo dei due secoli con Giovanni Vavassori, valorizzatore da trampolino di baby promesse a pelo d’erba, e una comoda salvezza con Stefano Colantuono da prestito milanista nel 2006-2007. Ci sono racchiuse 92 presenze condite da 5 reti della porzione minoritaria di una lunga parabola da girovago, per il friulano di Sedegliano (Udine), il paese del suo futuro presidente (in Sicilia) Maurizio Zamparini, ma nato a San Vito al Tagliamento, Pordenone, come Bryan Cristante.
DONATI, UN FRIULANO A ZINGONIA. Strappato diciassettenne alle giovanili del Donatello di Udine, suo terzo vivaio su quattro dopo il Sedegliano e l’Ancona Udine, Donati finisce dritto a Zingonia debuttando al piano di sopra nella squadra dei gemelli Zenoni, di Bellini e del Doni prima maniera. In B, il 29 agosto ’99 a Cosenza (1-0), alla prima giornata. In A, il primo ottobre 2000, 2-2 casalingo con la Lazio. In maglia nerazzurra, punite 3 squadre in campionato e 2 in Coppa Italia: Fermana, Brescia e Livorno; Reggina e Sassuolo. Il gol non era il suo pallino, anche se 31 in 520 match nei club da professionista non sono pochi per uno che aveva attitudini più difensive. Uno che si fa la trafila delle Nazionali azzurre dall’Under 16 all’Under 21 (26 e 1 rete) non doveva certo essere malaccio.
DONATI FUORI DALL’ATALANTA. Acquistato dal Milan nell’estate 2001, passa in prestito a Parma, Torino (doppietta nel 2-2 a rincorsa duellando con Doni a Bergamo senza esultare, provocando le ire di Massimo Taibi, 26 aprile 2003), Sampdoria, Messina (due salvezze dal 2004 al 2006, Bortolo Mutti in panchina, colui che gli aveva regalato da Primavera due panchine con Verona e Reggina nel 1998/99, nel finale rimpiazzato da Giampiero Ventura) e appunto Atalanta, prima di finire al Celtic nel 2007. Il tempo di vincere titolo e Coppa di Lega (2008, 2009) e rieccolo, al Bari, al Palermo (2012-2013) con Gian Piero Gasperini che lo fa arretrare in campo, all’Hellas Verona dell’altro ex di turno Andrea Mandorlini con cui darà il terzo dispiacere della sua vita (tra i galletti il primo) alla Dea. Ancora un biennio nel Tavoliere e quindi il ritorno in Scozia con Hamilton Academical, di cui diverrà nel gennaio 2018 l’allenatore dell’Under 15 prima di vincere la Championship tornando in campo col St. Mirren. Da lì, appese le scarpe al chiodo a quota 37, anche il ruolo di commentatore a DAZN. Tanti auguri.
AUGURI DI ❤
Tantissimi auguri
Auguri Massimo
Tanti auguri