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L’eroe della Coppa Italia: Nodari, ol Gat de marmo (foto)

Sono passati ormai più di cinque anni dalla scomparsa del terzino vertovese Franco Nodari, detto Gat de marmo o Ciccio: sua la Coppa Italia del ’63

Nelle istantanee coi giovani dell’Atalanta del ’57 uscite dall’album di Federico Ianich, figlio del grande Franco, lui era fra i diciottenni. Franco Nodari si sarebbe rifatto cogli interessi, vincendo la Coppa Italia del 1963, il 2 giugno a San Siro, 3-1 al Torino con tripletta di Angelo Domenghini. Una squadra infarcita di bergamaschi e atalantini doc: il Domingo da Lallio, lui di Vertova, dove nacque il 13 gennaio 1939 per raggiungere il Paradiso il 13 febbraio 2015, Alfredo Pesenti di Zanica, Pierluigi Pizzaballa, Zaccaria Cometti da Romano, l’altra riserva Arturo Gentili da Stezzano… Roba da perderci il conto e il sonno.

NODARI, OL GAT DE MARMO. Il collega Pier Carlo Capozzi ci ha messo a disposizione le foto del funerale di Franco, detto Ciccio dagli amici e “Gat de marmo” dai tifosi, forse perché a dispetto della tecnica da terzino (sinistro) marcatore non si avventurava troppo in slanci in avanti da fluidificante, rischiosi col sistema in voga all’epoca che un centromediano in mezzo alla retroguardia a tre, due mediani laterali, altrettante mezze ali e tre attaccanti in linea davanti. Il 15 febbraio di cinque anni fa, l’addio nella parrocchiale del paese natìo, dove aveva fatto in età da pensione anche il custode, per dire cos’era il calcio anni cinquanta e sessanta: a celebrare il fratello, don Luigi, per tanto tempo prevosto a Riva di Solto; Domenghini e Pizzaballa ai lati nella foto ricordo del commosso arrivederci.

NODARI, NON SOLO COPPA ITALIA. L’unico trofeo in bacheca nella storia della Dea sarebbe comunque riduttivo nel descrivere il senso e la presenza di un Nodari. Che prima di diventare qualcuno dovette smazzarsi la sua bella gavetta facendo le scarpe a un’altra istituzione, il futuro farmacista Livio Roncoli, svernando a Chieti nel 1961-1962 e sfiorando più volte il Bologna con tutta la gloria annessa. Comprese prebende un po’ più ricche: da queste parti un fisso coi contributi era già grasso che cola. Ci erano già finiti, al cospetto di San Petronio pallonaro, a varie riprese, Titta Rota, con Giovanni Cattozzo in contropartita, e i due scudettati del Sessantaquattro petroniano con Fulvio Bernardini, il Dottore, in panchina: Franco Ianich (o Janich) e il nossese Marino Perani. Suoi compagni di squadra allorché esordì, a San Siro contro il Milan, il 27 ottobre 1957: contro l’ex atalantino Amos Mariani, l’ala destra, masticò il pane duro dell’inesperienza, facendosi bruciare una volta sui cinque gol totali rossoneri.

NODARI, L’EROE DELLA COPPA ITALIA. Ciò, dopo l’incipit agli ordini del triestino Carlo Rigotti, non gli avrebbe impedito di essere tra i moloch, proprio alla Scala del calcio, il 2 giugno del ’63, data storica a caratteri indelebili per ogni bergamasco. Insieme a Pizzaballa, Pesenti, Veneri, Gardoni, Colombo, Domenghini, Nielsen, Calvanese, Mereghetti e Magistrelli. Nodari ol Gat de marmo retrocesse con tutti gli altri nel ’58 per la presunta combine di Padova (altrimenti avrebbe dovuto spareggiare), il famigerato Caso Azzini, e giocò solo due volte in B agli ordini dell’austriaco Karl Adamek. Due annate al piano di sopra senza match in campionato, il Chieti ed ecco la Coppa Italia col tecnico Paolo Tabanelli. Senza farsi superare mai, nemmeno per ipotesi, da Giancarlo “Pantera” Danova, l’ala destra di scuola milanista che poi avrebbe giocato con lui all’Atalanta dal ’65 al ’68. 161 partite di campionato, 16 di Coppa Italia, 14 nelle coppe europee (Coppa delle Coppe, Mitropa, Coppa Rappan): 191 fino al 1970, chiudendo poi nel 1974 a Canelli in D dopo Taranto, Savoia e Casale. Chiamarlo mito, Ciccio, si deve e si può.

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