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Brienza e Castagne: le perle dell’11 maggio

L’11 maggio cade l’anniversario di un paio di perle della storia atalantina recente: il 2-1 al Milan di Brienza allo scadere e il bis al Genoa di Castagne

L’anniversario sul campo di un lunedì speso a Zingonia nei soliti allenamenti individuali? Riguarda due tasselli della storia recente dell’Atalanta, due perle dal significato diverso. Pur con lo stesso esito finale sul tabellone: 2-1 a favore. Il bis al Genoa vecchio di una rivoluzione terrestre, con distanze ridotte (da Goran pandev) a tiro del novantesimo, valse virtualmente un posticino al sole nell’attuale edizione della Champions League a due giornate ancora da giocare. La Dea era terza, questo stesso giorno nel 2019. Quello al Milan allo scadere un lustro prima, invece, si condensa quasi solo nella soddisfazione personale del match winner e dei tifosi stretti nel grido di esultanza sotto la Maresana.

CASTAGNE E BRIENZA, CHE PERLE. Timothy Castagne, sul neutro di Reggio Emilia, sette minuti dopo Musa Barrow, 11 maggio 2019: l’aveva già messa nel turno precedente nel 3-1 sul campo della Lazio, nella fattispecie sigillò virtualmente la quarta vittoria di fila nella serie decisiva iniziata a Napoli (2-1) e proseguita con l’Udinese, il 29 aprile (2-0), ultima nel futuro Gewiss Stadium prima del rifacimento della Curva Nord iniziato proprio il giorno seguente. Ciccio Brienza, 11 maggio 2014: gran botta mancina nel sette, giusto sotto quel settore, oggi ricostruito a mo’ di Muro Nerazzurro, come dire permanenza in A assicurata e in rimonta, perché la suspense ha le sue regole non scritte. Autorete di Gianpaolo Bellini e rigore di German Denis, quindi il capolavoro.

11 MAGGIO PER DUE PERLE. Due ricorrenze nello stesso giorno a cinque anni di distanza per altrettante edizioni diverse dell’Atalanta, quella da salvezza e basta di Stefano Colantuono e quella dei sogni che appartiene a Gian Piero Gasperini. A quest’ultima, esiliata al Mapei Stadium per il paio di match casalinghi residui, mancavano due giornate per raggiungere l’obiettivo: missione compiuta con l’1-1 all’Allianz-Juventus Stadium e col 3-1 al Sassuolo all’ultima. Nell’altro caso, a separare il gruppo compatto dalle vancanze, il ko per 2-1 a Catania con esordio in prima squadra di Mattia Caldara e l’addio alla terza comparsata di Ruben Bentancourt, il sosia del Matador Cavani (uruguaiano di Salto pure lui) ma solo per ruolo e fattezze. Subentrato a Franco Brienza, reduce dall’unico acuto atalantino al traguardo finale della stagione mezza agli ordini del Cola. Per Castagne l’esterno vallone, al contrario, tante altre soddisfazioni, aprendo le danze a Kharkiv nel tris secco dell’11 dicembre scorso allo Shakhtar per acciuffare secondo posto nel girone C e qualificazione agli ottavi di Champions League. In cui a destra il protagonista sarebbe stato il rivale Hans Hateboer, doppietta al Valencia a San Siro e tanti saluti. Due perle comunque da gustare.

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