La paura di stare lontano da moglie e figlio per oltre sei mesi, unita alla difficoltà di evitare il contatto con i compagni in campo, ha portato il portiere bergamasco alla decisione
L’ex portiere di Atalanta, Milan, Cagliari e Chievo Michael Agazzi ha raccontato a cuore aperto a L’Eco di Bergamo cosa l’ha portato a rescindere il contratto con la Cremonese, tra il coronavirus che imperversa e la volontà di stare vicino alla famiglia: “Anche nel calcio il rischio zero non esiste. Mi rendo conto che il calcio dà da mangiare a moltissime persone, ma è anche uno sport di contatto, quindi un lavoro ad altissimo rischio, e il protocollo sembra inattuabile. Poi sono di Bergamo e sono legatissimo alla mia città”.
INCOGNITA RIPRESA.”L’unica possibilità poteva essere un ritiro lungo mesi, che comunque non avrebbe portato al totale azzeramento del rischio. Questo è un altro dei motivi che ha portato alla mia scelta: il mio percorso è sempre stato accompagnato da mia moglie Guia e mio figlio Achille e non avrei potuto non pensare alla mia famiglia. Sono anche conscio che in molti non possono permettersi di non lavorare, ma nessuna occupazione ti porta lontano dalla tua famiglia, per giusta causa, per più di due mesi e questa è stata la mia scelta”.
DECISIONE SOFFERTA. “Il calcio fa parte della mia vita da quando avevo cinque anni. Ma dovevo essere coerente con me stesso: quando mi è capitato di seguire il volere degli altri senza potere scegliere mi sono sempre trovato a terra mentalmente. Mi conosco: se avessi continuato come se nulla fosse, non sarei stato sereno guardandomi allo specchio. E non si creda che sia facile: ho messo in gioco tutto, non ho altre soluzioni pronte. Non lo so se è la fine della mia carriera, ma mi rendo conto che ci si va molto vicino: penso che il cerchio si sia chiuso, ma vedremo cosa capiterà. In questo momento, il campo non mi manca”.
REAZIONE DEI COLLEGHI. “Sto ricevendo tanti messaggi dai colleghi e ognuno esprime la sua opinione: c’è chi non mi ha capito ma ha rispettato la mia scelta e chi mi ha detto che vorrebbe fare come me. Capisco anche che, fuori da Bergamo, la situazione sia più difficile da comprendere: in altre zone d’Italia fortunatamente meno colpite dal virus, ci sarà anche chi pensa che sono matto, o che ho un secondo fine. Ma la specificità della terra in cui vivo, in questo momento, è troppo particolare”.
che ognuno è per fortuna libero di fare le proprie scelte e che nessuno dovrebbe permettersi di criticare. questo penso.
A me sembra una grandissima minchiata
Che bisogna tirare fuori gli attributi, basta aver paura di questo coronavirus
Allora io dovrei stare a casa, non lavorare!!!?