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Candeline per Davide Agazzi, mission impossible a Livorno

Il centrocampista di Lallio festeggia il primo compleanno da tesserato di un club diverso dall’Atalanta. Ma il suo Livorno, con gli altri ex Delprato e Rizzo, rischia la C

Sulla carta d’identità sono 27. Idem, ovviamente, le candeline da spegnere. I numeri in classifica? Meglio non guardarli. Il suo Livorno, primo club in carriera diverso dalla natìa Atalanta a detenerne il cartellino, è in una valle di lacrime. Davide Agazzi si aggrappa a quelli dell’anagrafe per trovare un motivo per festeggiare alle soglie della ripresa di una serie B che rischia di sfuggire di mano a lui come agli altri players di segno nerazzurro in rosa: il prestito Enrico Delprato e la meteora Luca Rizzo. 18 punti in 28 giornate ante lockdown non sono un segnale incoraggiante. Figurarsi poi l’ultimo posto.

AGAZZI, DA LALLIO A LIVORNO CON FURORE. Il centrocampista-interno di Lallio, nato a Trescore Balneario il 2 giugno 1993, dopo la settima stagione di fila a titolo temporaneo ha staccato il cordone ombelicale con Zingonia nella scorsa estate. Peccato che a ‘sto giro le cose stiano andando maluccio. Colpa anche della rumba di allenatori: dall’8 marzo c’è il bresciano Antonio Filippini, ex collaboratore tecnico dal 25 novembre dell’esonerato Roberto Breda, e anche dell’altro ex atalantino Paolo Tramezzani, cacciato il 3 febbraio per far posto al titolare primigenio della panchina-girarrosto rosolata a dovere da un vulcanico Aldo Spinelli che non sa più a chi cedere la presidenza e il pacchetto azionario della società.

AGAZZI, UNA VITA IN PRESTITO. Tecnica buonissima ma senza il fisicone richiesto oggigiorno a chi naviga a vista a metà del guado verde, Agazzi in prima squadra ha all’attivo la lontana toccata e fuga del 16 ottobre 2011, a Bergamo: reti bianche con l’Udinese, Stefano Colantuono a sgolarsi fuori dalla buca, lui, Davide, sempre sul sedile. Impossibile trovare spazio tra Luca Cigarini e Simone Padoin. Messo il naso fuori dal Centro Sportivo Bortolotti diciannovenne dopo la stagione in Primavera da 28 presenze (25 in campionato) e 6 retti sotto Valter Bonacina, altrove il posto fisso non è quasi mai stato un problema. Nel biennio al Savona di Ninni Corda, promozione in Prima Divisione di Lega Pro e playoff perdendo le semifinali con la Pro Vercelli dopo aver segnato nella lotteria dei rigori nel quarto di Vicenza (11 maggio 1994). Nell’avventura cadetta alla Virtus Lanciano di Roberto D’Aversa insieme a un Andrea Conti in sboccio, Leonardo Gatto e il futuro atalantino Gaetano Monachello, invece, solo 11 gettoni.

DA FOGGIA A LIVORNO. A Catania, Prima Divisione, l’incrocio con un Matteo Pessina ancora ignaro di dove sarebbe andato a parare, oltre che con ex come Dario Bergamelli e Gianvito Plasmati. Segno decisamente profondo al Foggia, per il buon Davide: Giovanni Stroppa, sostituto di un Roberto De Zerbi ripudiato in pratica prima dello start, guida i Satanelli alla Supercoppa di Lega Pro, alla promozione in B e al nono posto coi playoff sfiorati, 56 presenze e 2 reti (più 6 assist) sulle 213 e 11 (14 assist; 56+2+2 finora col Livorno) da professionista. Nell’organico non ci sono più altri cartellini della Dea, Fabio Eguelfi e Nicolò Fazzi, più l’ex Alino Diamanti. La vita e il pallone per Davide Agazzi riprendono dal Cittadella all’Ardenza, e le distanze dalle concorrenti è meglio non guardarle proprio. Tanti auguri. Lo stiramento al bicipite femorale destro del 12 marzo sarà sicuramente acqua passata. Occhio a non farsi travolgere dalla mareggiata della retrocessione…
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