Nella notte di trent’anni fa esatti, tra il 6 e il 7 giugno del 1990, l’allora più giovane presidente del calcio italiano perdeva la vita in un tragico incidente
Umberto Bortolotti aveva solo 25 anni quando dovette dare la notizia più atroce ai suoi genitori, Ester ed Achille, nella loro villa di Sarnico: loro figlio Cesare, appena 39 anni e già presidente dell’Atalanta, era scivolato con l’auto sportiva su una pozzanghera a 100 metri dalla sua casa a Predore e aveva perso la vita.
Ripercorre ancora con emozione e tanto rammarico Umberto Bortolotti a L’Eco di Bergamo quella notte di 30 anni fa, in cui l’Atalanta pianse il suo presidente, contestato nella discesa in Serie C ,ma poi applaudito alla cavalcata in Coppa delle Coppe: “Quella sera siamo stati a cena insieme, poi io mi sono diretto dai miei a Sarnico e lui è partito per rincasare a Predore. C’era stato un nubifragio e s’erano create pericolose pozze d’acqua. L’auto di Cesare era sportiva e molto bassa. Poco dopo mi telefonò la cassiera dello “Scacco Matto” per avvertirmi dell’incidente. A Cesare mancavano cento metri per arrivare a casa. Toccò a me avvisare i nostri genitori, fu un compito atroce”.
DI PADRE IN FIGLIO. “Erano due caratteri completamenti diversi dal momento che papà era più istintivo, umorale e abituato al comando senza tante obiezioni. Cesare era più metodico, riflessivo, molto riservato, ma con una voglia matta di dimostrare al papà di essere all’altezza di quel ruolo (…). Mi manca molto Cesare anche perché, nei miei confronti, è sempre stato protettivo. Ero il fratellino giovane e lui una presenza rassicurante, un punto fermo di riferimento, schivo di carattere, ma sempre presente”.
