La Champions League in salsa portoghese, l’Atalanta vuole tornare il più tardi possibile dalla trasferta lusitana
Alla Uefa non fanno altro che premere F5 (il tasto che ti aggiorna la pagina, ndr) sul sito che monitora le positività da Covid-19. Da questo dato, per fortuna in costante decrescita più o meno ovunque, dipenderà la presenza della gente allo stadio… nella ‘Final Eight’ di Lisbona. Si, perché la strada della Champions League è tracciata. E porterà, quasi sicuramente (in lontananza, si intravede l’ipotesi Madrid) al Portogallo. La speranza del massimo organismo europeo del calcio è di aprire – chiaramente, in una ridotta percentuale – gli stadi che ospiteranno la competizione calcistica per eccellenza: Da Luz e José Alvalade. Il ritorno dei tifosi, uno spot per il calcio e per la rinascita globale. E poi, una serie di impianti sparsi per la città che garantirebbero tutti i confort per allenarsi, isolandosi da tutto e da tutti.
Tra le big del pallone, c’è quella Dea che ha stupito tutti. E che di stupire non vuol terminare proprio adesso. L’occasione è di quelle che ti capitano una volta nella vita: l’Atalanta potrebbe portarsi la Coppa a casa, in sole tre partite. Tre finali, dentro o fuori. Questo perchè l’obiettivo dichiarato è snellire “al massimo” la competizione, e terminarla prima possibile. Come? Togliendo le gare di ritorno. Un sogno fin troppo grande anche solo ad immaginarlo, meglio tornare all’attualità, che tra l’altro ha un nome ben preciso: Sassuolo.
Poi ad agosto, si penserà al Portogallo. Sperando che la trasferta sia più Bona… che Lis.