Il laterale mancino tedesco prima stringe i denti contro Lazzari, poi dimezza lo svantaggio e tira la carretta prima di uscire stremato: Gosens è lo specchio dell’Atalanta
Prima soffre, poi segna e aiuta l’Atalanta a sognare. La remuntada di prepotenza dei nerazzurri contro la Lazio, secondo L’Eco di Bergamo, si specchia nella partita nella partita di Robin Gosens, in difficoltà nella prima parte del primo tempo al cospetto di Manuel Lazzari (assist per l’autorete di Marten de Roon e tante altre palle invitanti in mezzo) ma poi tanto bravo e irruente da segnare il gol della speranza che ha dato il la al pirotecnico 3-2 finale.
GOSENS SOFFRE, POI SEGNA. L’ultimo brivido lungo la schiena della Dea e dello stesso Gosens, appunto, a tiro della mezzora col rigore in movimento servito al contagiri dall’ex spallino a Ciro Immobile con rasoiata a lato di poco del superbomber della serie A. Otto minuti ed ecco il pallone in porta numero 8 (come quello di maglia) in campionato di quello che ormai è un attaccante aggiunto, di testa, nel gioco con Hans Hateboer da quinto a quinto.
GOSENS E I GOL DEI MANCINI. Mancini come lui, Ruslan Malinovskyi e dopo la sua uscita dal campo stremato José Palomino, che come Robin non usa il piede, ribaltano il risultato. L’Aquila non vola più, la corsia è blindata, il giochetto di spostare Rafael Toloi sul centrosinistra alzandolo su Milinkovic-Savic è riuscito. Il tedesco di sangue olandese, rimpiazzato da Timothy Castagne sul 2-2, ha vinto la sua partita. Da simbolo di un’Atalanta che soffre, segna e poi sogna a occhi aperti, superando i propri limiti.
La nostra Dea non poteva onorare meglio di così i nostri morti questa squadra è la sintesi di Bergamo e dei bergamaschi io la amo ? la nostra Dea