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ESCLUSIVA – Julien Rantier: “Bei ricordi a Bergamo. In Francia tiferanno Atalanta…”

julien rantier

L’attaccante francese, che esordì in Serie A in maglia nerazzurra, riassapora i bei tempi di Zingonia e ci dice che quasi tutti i transalpini tiferanno per noi

“Ho solo ricordi positivi di Bergamo. Fu un esperienza bellissima e la mia prima in Italia”. Così, in esclusiva per CalcioAtalanta.it, l’attaccante della Vigor Carpaneto Julien Rantier, classe 1983, fece il debutto in Serie A il 17 maggio 2003 con la maglia dell’Atalanta in occasione della sfida contro il Como. Rantier è inoltre uno dei cinque francesi ad aver indossato la casacca nerazzurra: gli altri furono Sauzée, Mounier, Dabo, oltre a Tameze, attualmente a disposizione di Gian Piero Gasperini.

Rantier, due stagioni a Bergamo chiuse con l’esordio in Serie A.
“Mi ritrovai nell’ambiente Atalanta che è il top a livello di settore giovanile. Ho ricordi bellissimi, con la Primavera vincemmo la Coppa Italia, ma perdemmo lo scudetto conto l’Inter. Era una squadra in cui tutti sono diventati grandi giocatori (Agazzi, Padoin, Lazzari, Pazzini, Montolivo, giusto per citarne alcuni, ndr) e con molti mi sento ancora. Anche con mister Finardi c’è un forte legame e ricordo benissimo la figura di Mino Favini. Purtroppo venni integrato in un momento difficile per far esordire un ragazzo, ma ringrazio Finardi che mi diede una maglia da titolare contro il Como. In quel contesto era difficile far giocare i giovani: sia io che altri avremmo meritato qualche opportunità, ma la classifica non lo permise. In prima squadra c’era gente più esperta e si scelse così, ma purtroppo arrivò retrocessone. Avrei voluto rimanere, ma finii a Vicenza in uno scambio (Padoin, Rantier e conguaglio in biancorosso, Bernardini e Marcolini all’Atalanta,ndr)”.

L’Atalanta di allora non è però quella di oggi. Che effetto le fa vederla così in alto?
“Bellissimo. Ho promesso a Finardi che sarei venuto a trovarlo a Zingonia per respirare l’aria del campo e vederli lì mi rende  molto contento perché ritengo sia meritato: il lavoro fatto per anni, poi paga. Questo grazie a una struttura societaria seria, a un lavoro ben fatto e a un mister che ha dato identità alla squadra, lancia giovani e ha giocatori che lo seguono alla lettera. L’Atalanta è oggi fra le più grandi d’Europa”.

Ha mai incrociato Gasperini in carriera?
“Lo conosco un po’ e mi è sempre piaciuto come allenatore. So che chiede tanto ai ragazzi e lo ottiene. Il gruppo ci crede quanto lui e questo è importante per un tecnico. E’ una vittoria immensa per un allenatore vedere i giocatori che si sacrificano per lui. Io purtroppo non l’ho avuto anche se una volta le nostre strade avrebbero potuto incrociarsi. Ero a Vicenza e lui mi chiamò per andare al Crotone, ma purtroppo per motivi familiari non riuscii. Avrei voluto essere allenato da lui. Già allora aveva una buona reputazione, nonostante fosse agli inizi”.

Ora in Champions l’Atalanta si troverà il Psg. Fattibile?
“Se si guarda la carta, è facile dire Psg. Ma credo che l’Atalanta, con quello che sta facendo ora, se la può giocare fino alla fine. Non è una bestemmia, perché arrivare a questo punto non conta più come ti chiami: l’esperienza ha un peso, ma l’Atalanta se l’è sempre giocata con tutti. Ci sono una condizione atletica e mentale per fare qualcosa di veramente grande. Tutto ciò che viene è guadagnato, la pressione è sulle spalle delle sue avversarie”.

Senta un po’, lei che è francese lo saprà sicuramente meglio di noi. Ma è vero che, eccetto Parigi, il resto della Francia farà il tifo per l’Atalanta?
“Confermo, i parigini sono odiatissimi. E non ditelo a me che sono nato vicino a Marsiglia (ride, ndr) e c’è un’accesa rivalità con loro. Sono antipatici quasi in tutta la Francia, eccetto la capitale in cui sono amati. Ma nel resto non c’è molta stima nei loro confronti. Quindi…”.

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