Una stagione con Colantuono e l’altra con Delneri che ne arretrò il raggio d’azione: 34 anni per lo svincolato Fernando Tissone
Candeline e auguri, proprio il 24 luglio, per uno che l’avversario di oggi in notturna a San Siro ai tempi riuscì a castigarlo. Leggi Milan battuto a porte chiuse, ma nel gennaio di 12 anni fa il Covid-19 manco esisteva: la sfida era stata rinviata per le violente proteste dei tifosi per la tragica morte del laziale Gabriele Sandri. Fernando Tissone (rivedi QUI l’intervista a CalcioAtalanta durante il lockdown) cerca squadra e forse piacerebbe riaverlo da applaudire ai tifosi dell’Atalanta, che lo ricordano con immutato affetto nonostante le sole due stagioni bergamasche tra Stefano Colantuono e Gigi Delneri nel biennio 2006-2008. Alla seconda stagione portoghese, nel Nacional di Madeira in B, a tiro della prima nel Deportivo Aves, l’oriundo di Quilmes con radici a Quiliano nel savonese compie 34 anni da svincolato. Con una carriera da centrocampista, spesa soprattutto a protezione della difesa, da 316 presenze, 11 palloni nel sacco e 14 assist, di cui rispettivamente 72 (3 in Coppa Italia col profeta di Anzio), 6 e 9 in nerazzurro. Dove all’inizio faceva di tutto, anche il trequartista, quando Cristiano Doni era indisponibile.
TISSONE, SVINCOLATO DA AUGURI. Giunto in compartecipazione dall’Udinese nell’estate del 2006, l’argentino di sangue ligure Tissone si trovò in un reparto con ai lati Ferreira Pinto o Ariatti (da “fantasista” a sinistra, anche Bombardini), poi Langella o Padoin, Bernardini e Donati e quindi De Ascentis, lo stesso latisanese o Guarente in mezzo. La Dea neopromossa del Cola e quella da calcio champagne del Baffo di Aquileia, in cui lui riuscì a ritagliarsi due ruoli diversi da protagonista arretrando progressivamente il raggio d’azione, come testimoniano gli 8 cartellini gialli al secondo atto contro gli zero del primo. In campionato, almeno: rosso, invece, all’88’, in Coppa Italia, sull’1-0, nel ko per 3-2 ai supplementari a Trieste il 27 agosto 2006.
TISSONE E QUEI GOL PESANTI. Equamente suddivisi tra le due annate in A i gol, non proprio la specialità della casa ma sempre belli rotondi, da cecchino destripede piuttosto preciso quando non potente. A Palermo (3-2) da match winner e due volte con le Zebrette (1-2 e 3-2) nel 2006/7; ancora coi rosanero, ma in casa (1-3), a Livorno (1-1) e col Daivolo (2-1), altro matchball, nel recupero a porte chiuse – tombino sulla vetrata interna della Curva Nord l’11 novembre 2007 – della dodicesima giornata il 23 gennaio 2008.
TISSONE ARDENTE. Tornato a Udine (tecnico Pasquale Marino; all’inizio aveva trovato Spalletti, quindi Cosmi, Dominissini e Galeone) per riscatto del cartellino, nel 2009 ritrova Delneri alla Sampdoria con cui si qualifica alla Champions League, senza timbrare il cartellino in Europa come aveva fatto in maglia Zebrette nell’estate del 2006 a Sofia col Levski e pure retrocedendo con Alberto Cavasin, vano sostituto al comando di Mimmo Di Carlo. Mica era colpa sua se a gennaio il club pensò bene di piazzare Cassano al Milan e Pazzini all’Inter. Nato nella città cervecera della provincia di Buenos Aires il 24 luglio 1986, Fernando Damian Rodrigues Tissone prima di emigrare diciassettenne a Como viene svezzato nelle cebollitas di Independiente e Lanus. Mallorca, Malaga (dove vive) e Karpaty Leopoli (Ucraina) le altre stazioni di una parabola professionale che sarebbe bene non finisse qui. Tanti auguri, campione.
