Il regista basso serbo, al Genoa da gennaio 2019, poco protagonista nelle due annate piene, a singhiozzo, in nerazzurro. Oggi ne fa 32
Cinque stagioni e mezza al Chievo e l’ultima una e mezza al Genoa, sempre da regista basso o quasi, dallo scorso gennaio in compagnia dell’ex atalantino Andrea Masiello. Contrasti e ribaltamenti di fronte: il pane di Ivan Radovanovic, oggi 32 anni, maglia dell’Atalanta vestita 33 volte, di cui 2 in B, 3 in Coppa Italia (2 da titolare) e 28 (3+8 dallo start) in A. A spizzichi e bocconi, tra 2009 e 2013, con Pisa, Bologna e Novara in mezzo, in prestito. All’attivo, si fa per dire, una retrocessione subito e il pugno in allenamento preso nel maggio 2013 a Zingonia da Marko Livaja, il croato a cui lui, serbo, faceva da autista.
SERBO A PRIMAVERA. Giunto dallo Smederevo nel 2007 dopo essere cresciuto nel Partizan, Radovanovic, di Belgrado, inizia nella Primavera di Alessio Pala, con cui disputa anche la doppia finale di Coppa Italia persa con la Sampdoria. Troppa concorrenza sotto Gigi Delneri per un diciannovenne: Diego De Ascentis, Simone Padoin, Antonino Bernardini, Fernando Tissone e Tiberio Guarente. In prima squadra, panchine da febbraio a maggio con Fiorentina, Palermo, Roma e Genoa.
RADOVANOVIC, IL SERBO CHE ODIAVA LA B. Nel 2008 a Bergamo arriva Luca Cigarini e il serbo va al Pisa. Nell’annata successiva, 14 partite (12 di campionato) nella rumba dei tecnici (Gregucci, Conte, Bonacina e Mutti). 2 gare in B ed è Bologna, di nuovo in A, perché chiuso da Edgar Barreto e Carlos Carmona. Radovanovic conserva la massima serie nel neopromosso Novara di Attilio Tesser, nell’avantindré in panchina con Emiliano Mondonico: 17 su 28 da titolare e il gol al Napoli, uno dei 6 in 335 partite (6 reti) da pro, più 12 nell’Under 21 e alle 10 nella Nazionale A della Serbia.
RADOVANOVIC, IL COLA IN SERBO. Nel 2012-2013 come condottiero c’è ancora Stefano Colantuono, lì dal 2010. E i due in mezzo sono sempre il Ciga e il Siete Pulmones cileno. 8 su 16 dall’inizio, ma la cosa più eclatante della sua ultima stagione bergamasca è appunto il cazzotto sulla mascella dell’amico Livaja, col match contro la Juve alle viste. Tanti auguri.