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Candeline per Talamonti e Floccari, i gemelli di Delneri

39 anni per il centrale difensivo e la punta, col primo in realtà fedele anche a Colantuono. L’Atalanta del 4-4-1-1 che fu celebra due compleanni in contemporanea

C’era Cristiano Doni dietro la punta, non importa chi. Nel biennio 2007-2009 di Gigi Delneri in panchina, ai due vertici opposti del 4-4-1-1 dell’Atalanta del pre Gasperini c’erano in simultanea Leonardo Talamonti e Sergio Floccari. Il primo, prodotto del Rosario Central, tifato dal Che Guevara, in realtà è stato fedele anche a Stefano Colantuono, 2006-2007 e poi 2010-2011, 29 presenze contro le 39 col Baffo di Aquileia, senza contare le 18 dell’annata dell’ultima retrocessione di Gregucci-Conte-Bonacina-Mutti. In comune, la militanza appunto nel calcio Ribolla Gialla Brut – lasciamo lo champagne ai francesi -, oltre al compleanno in comune: 12 novembre 1981, da gemelli nerazzurri che oggi spengono insieme 39 candeline. Col calabrese ancora sulla cresta dell’onda, in B, da capitano della Spal.

TALAMONTI, LAZIO CROCE E DELIZIA. Il quinquennio bergamasco dell’oriundo (bisnonni) di Ripatrasone nel Piceno, nato ad Alvarez, è stato segnato da un paio di momenti da ex contro la Lazio, della serie dalle stalle alle stelle. Il 23 settembre 2007, da prestito riscattato, nel 2-1 di Bergamo esce al minuto 67 per lasciare il posto al connazionale Maxi Pellegrino, suo rivale nel ruolo coi vari Carrozzieri, Rivalta, Manfredini e Capelli: crociato rotto. Il 26 aprile 2009, la zuccata perfetta della vittoria accarezzata dal traversone di Luca Cigarini. 86 presenze atalantine e quell’unico successo in fondo al sacco, per un campione d’umiltà e applicazione da stopper vecchio stampo, cresciuto nella squadra del cuore del Che e poi protagonista con l’Aquila (un gol a San Siro con l’Inter e l’altro al Cagliari in Coppa Italia), il River Plate, di nuovo i gialloblù rosarini, lo Sporting Belgrano, l’Atlanta e il Platense, chiudendo nel 2016 con 278 partite e 12 reti da pro.

FLOCCARI, DALLA CALABRIA A DELNERI. Il calabrese di Nicotera, nato a Vibo Valentia, bucò invece parecchio la porta nemica, una ventina di volte in 67 occasioni, quando la formula era Doni più la punta, essendo in soffitta gli esperimenti colantuoniani tipo Tissone dietro Zampagna o Ventola e Cristiano stesso. Valdes o Padoin e Ferreira Pinto (a destra) gli esterni alti, per un gioco spumeggiante che rinunciava scientemente alla gestione sparagnina perché chi non risica non rosica. Il più grande spettacolo, dagli esiti da metà classifica a far tanto, prima dell’avvento del Profeta di Grugliasco. Non è che Defendi o Plasmati o Cerci avrebbero potuto mai mettere in discussione il pragmatico movimentismo da attaccante tutt’altro che egoista di Floccari, fisico non appariscente ma solido, bravo anche in acrobazia anche se non era Zampagna, doppietta solo con Siena, Samp e Torino ma anche zampate al Napoli (5-1 e 3-1) e all’Inter di Mourinho (3-1) in tre stupende e memorabili vittorie casalinghe. Nicotera e Catanzaro nel vivaio; Avezzano, Montebelluna, Mestre, Faenza, Genoa, Rimini e Messina prima della Dea, cui andò per 1,6 milioni e il cartellino del fratello d’arte Mariano Stendardo, quindi Genoa, Lazio, Parma, Sassuolo, Bologna e infine Spal nel dopo Bergamo. 519 e 115 successi personali, finora, con quel rettangolo magico. Tanti auguri.

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