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Auguri a Zampagna: il calcio alla rovescia amato dalla Curva Nord

Spegne 46 candeline il re incontrastato della rovesciata: un grande attaccante all’Atalanta tra l’amico Colantuono e il “nemico” Delneri

Il 9 ottobre di due anni fa, le dimissioni dall’ultimo incarico in panca, roba che forse non faceva per lui, l’Orvietana in Eccellenza. Dal San Valentino 2019, la consolazione della direzione tecnica della scuola calcio a lui intitolata dell’Asd San Giovanni Bosco Terni. Riccardo Zampagna, l’attaccante che amava la rovesciata, spegne oggi, domenica 15 novembre, 46 candeline. Il Brescia, la Roma, prima ancora il Catanzaro in B, il giorno della risalita al piano di sopra dell’Atalanta: tutte magie da precursore della Chilena di Mauricio Pinilla, da chi in serie A c’era già stato col Messina. A Bergamo, l’amicizia ad alto rendimento con Stefano Colantuono atto I, poi le liti con Gigi Delneri. Tutti contenuti buoni per “Il calcio alla rovescia”, pubblicato il 10 aprile di 9 anni fa, con proventi all’ospedale di Terni, la sua città, per favorire l’acquisto di un mammografo e di un respiratore per neonati prematuri.

DA MESSINA A BERGAMO. Fisicone e testa rasata, grandi doti in acrobazia con una tecnica non indifferente affinata fin dalla gavetta nelle minors, il tardo esordiente Zampagna, sfuggito al destino delle acciaierie al contrario di papà Ettore, aveva battuto la Lupa in maglia Messina con uno scavetto alla Totti. Ne aveva una trentina, lui che aveva iniziato da calciatore-lavoratore come tappezziere. Nerazzurro dal gennaio 2006 al gennaio 2008, dopo essere stato ripudiato dai peloritani del presidente Pietro Franza e dell’allenatore bergamasco Bortolo Mutti (da settimo a sostituito da Ventura: retrocessione), riuscì a infilarne 23 in 58 match e soprattutto a entrare nel cuore dei tifosi per la sua semplicità piena di slanci.

ZAMPAGNA, DONI & COLANTUONO. Uno score notevole, se parametrato ai 180 complessivi in porta su 543 apparizioni all’insegna dello spettacolo, da portacolori di un calcio genuino, giocato con l’anima e col sangue. Cristiano Doni e il Cola erano gli altri componenti della triade atalantina quando Riccardo il ternano era al centro dell’attacco. Litigava anche con il profeta di Anzio, ma finiva a pane, salame e vino rosso. 6 palloni nel sacco subito, promozione, 11 in A e poi 3 prima di rompere col Baffo di Aquileia. Non col suo pubblico: un ultrà delle Fere fon da bimbo non avrebbe mai potuto staccare il cordone ombelicale dai gemellati atalantini.

IL RAPPORTO ALLA ROVESCIA COI MISTER. Altri rapporti incandescenti, Giuseppe Papadopulo a Siena, Bruno Bolchi a Messina e Terni, Stefano Pioli al Sassuolo al sipario col pallone di un certo livello. Il 19 novembre 2007, la rottura che lo avrebbe allontanato dalla Curva Nord, ma solo fisicamente. Una parabola iniziata in Eccellenza con l’Amerina (800 mila lire al mese, altrettanti come tappezziere) dopo il vivaio nel Virgilio Maroso a Borgo Rivo, il quartiere d’origine, e conclusa nella Carrarese in Seconda Divisione. Da pro, battesimo del fuoco a 23 anni nella Triestina in C2 (il ds Walter Sabatini l’aveva scovato a Pontevecchio in D e passaggi da Arezzo, Catania, Brescello, Perugia (2 presenze in Coppa Italia e 2 in Intertoto con Serse Cosmi nell’estate del 2000), Cosenza, Vicenza e Sassuolo. Una coda nella Uisp, a 11 e a 7, prima del match di addio per beneficenza al “Liberati” cogli ex compagni suddivisi fra Ternana e Atalanta.

ZAMPAGNA, IL BOMBER AMATO DAI TIFOSI. Il 19 ottobre 2009, dopo la partita con l’AlbinoLeffe in maglia neroverde, i tifosi della Pisani andarono a salutarlo all’imbocco dell’A4. Zampagna, proprietario di una tabaccheria a Terni da settembre 2012 a dicembre 2016, da mister qualcosina ha fatto, ma giusto per divertimento. La Promozione conquistata col Macchie (frazione di Amelia), che un pomeriggio (6 settembre 2013) portò a Zingonia, e le esperienze a modo suo con la Voluntas Spoleto, durata un battito di ciglia nel luglio 2015, con l’Assisi, il Trestina di Città di Castello e la Trasimeno di Castiglione del Lago. Tantissimi auguri… a testa in giù.

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