La minusvalenza dalla Roma e la plusvalenza in direzione inversa: mini storia di due difensori che condividono le candeline il 23 novembre
Uno faceva il terzino e più che quello della precisione nelle due fasi aveva l’hobby degli orologi. L’altro è un centrale. Una minusvalenza, per quanto mai quantificata davvero, nell’era dei Comandini e dei Saudati all’insegna delle spese folli, e una plusvalenza sicura al 30 giugno 2021. Il primo arrivò dalla Roma, il secondo ne varrà riscattato. I destini opposti di Alessandro Rinaldi e Roger Ibañez da Silva, che condividono giusto il reparto e il compleanno, il 23 novembre: il romano e romanista spegne oggi 46 candeline, soltanto 22 per il brasiliano in rampa di lancio a dispetto delle sole 2 presenze in nerazzurro. Tante ne sono bastate per farne un prospetto appetibile per la Capitale targata Paulo Fonseca.
RINALDI, IL TERZINO OROLOGIAIO. Giovanni Vavassori gli preferiva la duttile puntualità di Luciano Zauri o addirittura un centrale come Massimo Paganin. E sì che Rinaldi era la moneta di scambio per Mister 27 miliardi Ivan Pelizzoli, dopo aver vinto lo scudetto da rincalzo sotto Fabio Capello. A Bergamo durò dall’estate 2001 al gennaio successivo, che vide tornare Paolo Foglio nello scambio col Chievo. Fece comunque in tempo a segnare in nerazzurro il primo gol in serie A, il 16 settembre 2001 a Firenze, un bel diagonale destro per rispondere a Nuno Gomes, prima che si scatenasse Chiesa senior (Enrico) con una doppietta. Risicato il palmares bergamasco: 8 su 13 da titolare, 6 punti per la squadra (Verona e Lecce) e altri 6 da riserva, più i due ottavi di Coppa Italia col Bologna (2-2 là, occhiale qua). Con Gigi Sala e la “Bandera” Massimo Carrera totem difensivi, retroguardia completata a sinistra da Gianpaolo Bellini e da gennaio da Gianluca Falsini. Nell’estate del 2002 va a Piacenza per il sinistro diabolico di Paolo Tramezzani. Cocente retrocessione nel doppio spareggio con la Reggina per òa Dea, passata di mano nelle ultime giornate a Giancarlo Finardi, attuale coordinatore tecnico del vivaio. In scadenza, Rinaldi visse da nemmeno ventinovenne un precampionato da triestino onorario per poi scegliere di lasciare. Cresciuto nel Consalvo, al Quadraro, vivaio Lodigiani e Lazio, la vicenda da professionista dell’esterno basso lungichiomato conosce anche le tappe di Nola, Verona (allenatore Bortolo Mutti, ex nerazzurri come Diego Caverzan, Aladino Valoti e Lamberto Piovanelli), Ravenna con promozione in B e Bologna (Carlo Mazzone, Intertoto ’98 con Oscar Magoni). Auguri.
IBANEZ, 5 MILIONI A ZINGONIA PER PRESENZA. Il buon Ibañez, invece, stoffa da marcatore ma anche da centrale d’impostazione alla Rafa Toloi, nelle mani di Gian Piero Gasperini è passato dalla sessione invernale del 2019 a quella scorsa: il 27 gennaio, il trasferimento in prestito in giallorosso a titolo temporaneo per una stagione e mezza con obbligo di riscatto fissato a 8 milioni più 2 di bonus. Il 5 novembre ha pure battezzato personalmente l’Europa League raddoppiando di testa su angolo di Veretout nella cinquina casalinga al Cluj. Aveva già messo piede, sui palcoscenici continentali, nell’ultima e decisiva partita del Girone C di Champions League, a Kharkiv contro lo Shakhtar, 19 minuti e recupero al posto di Luis Muriel, appena scampato al secondo giallo. Si era sul vantaggio risicato grazie a Castagne, lui incernierò la terza linea da par suo per assistere da protagonista al trionfo da tris completato da Pasalic e Gosens. L’unica altra partita atalantina, l’11 maggio 2019 a Reggio Emilia nel 2-1 al Genoa semidecisivo per l’ingresso nella zona Champions della serie A, a 1′ dalla fine per rilevare Ilicic. Nato da madre uruguaiana a Canela, Rio Grande do Sul, cresciuto tra Grêmio Atlético Osoriense e PRS Futebol Clube, aveva all’attivo 35 partite e 2 reti da professionista tra Sergipe e Fluminense (1 presenza anche in Copa Sudamericana) allorché fu scovato dal mago del mercato Giovanni Sartori il 29 gennaio di 1 anno fa. Ora è a quota 19 e 1 con la Lupa. Augurissimi.
