Morto col Coronavirus a 77 anni ad Asti l’ex centrocampista atalantino Giovanni Sacco, juventino di nascita, 112 presenze e 10 reti in nerazzurro

112 presenze e 10 reti non possono cadere nel dimenticatoio. Specialmente se una vita, l’ennesima tra quante hanno attraversato le vicende legate al mondo dell’Atalanta, viene spezzata dal virus maledetto che continua imperterrito a funestare fino alla fine quest’anno costellato da lutti. Se n’è andato a 77 anni Giovanni Sacco, ex giocatore nerazzurro degli anni Settanta, arresosi al Covid-19 all’ospedale “Cardinal Massaia” di Asti dov’era ricoverato dal 22 novembre. Martedì scorso il peggioramento.

SACCO, L’ATALANTINO ANNI ’70. In realtà Sacco, centrocampista, nato a San Damiano d’Asti il 25 settembre 1943, nato calcisticamente nella Juventus, era giunto a Bergamo alla fine del decennio precedente, nell’estate del 1969, proveniente proprio da Torino, andandosene dopo 4 stagioni. Una stagione in B sotto la triade di allenatori Viciani-Gei-Rota con esoneri e avvicendamenti a cascata: la cacciata del primo provocò le dimissioni del presidente Mino Baracchi e si aprì l’epoca dei Bortolotti con l’ascesa di Achille. 57 partite e 8 gol del Sacco nerazzurro riguardano appunto la cadetteria (17 in Coppa Italia), da cui poi ci si mosse con Giulio Corsini in panchina.

CHI ERA SACCO. Sacco, oro in Azzurro ai Giochi del Mediterraneo del 1963 a Napoli, aveva giocato anche con la Lazio e i seguito l’avrebbe fatto anche con la Reggiana e l’Asti. Da allenatore, oltre ad aver guidato i galletti in prima squadra e nella Berretti, aveva portato in Serie C2 l’Imperia e la Pro Vercelli, sedendosi sulle panchina di Savona, Pinerolo, Casale e Aosta. Lascia i due figli Vincenzo e Marcella, quattro nipotini e i fratelli Aldo, Luigi e Mario, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti.