
Premiato per la seconda annata di fila come miglior allenatore dall’Aiac-Figc, il tecnico atalantino ha espresso il desiderio di riaprire gli stadi. Ha ragione o bisogna aspettare il vaccino per tutti?
“Il pubblico è una componente fondamentale del calcio”. Gian Piero Gasperini ha espresso il pensiero di tutti gli sportivi. O quasi. Ricevuta la Panchina d’Oro per la seconda annata di fila, l’allenatore dell’Atalanta non ha potuto far altro che ribadire l’auspicio di sempre: “Gli stadi vanno riaperti con la gente dentro. Della scorsa stagione mi ricordo l’entusiasmo dei tifosi fino al Valencia e poi il silenzio”. Vaccinarsi tutti e solo allora togliere i lucchetti ai cancelli? Cominciare a far entrare i già vaccinati?
GASP: STADI DA RIAPRIRE. Il Gasp-pensiero, l’opinione e insieme la filosofia di chi il dramma Covid l’ha vissuto in prima persona e in mezzo a una Bergamasca falcidiata senza pietà dalla prima ondata, non è mutato in tutto questo tempo. Il suo punto fermo è che “il calcio anche visto in casa dalla tv ha riportato un po’ il sorriso, ha una forte valenza sociale, è un deterrente a una brutta situazione”. Che però, in attesa delle dosi e delle parziali riaperture post pasquali, non può durare né essere sopportata all’infinito, dopo quasi 14 mesi avanti e indietro da una misura restrittiva all’altra. Quale soluzione adottare?
STADI E GASP: PAROLA AI TIFOSI. Un interrogativo da rivolgere innanzitutto alla parte interessata, ovvero i fan nerazzurri costretti alla rinuncia alla socialità da stadio, benché in occasione dei quarti di finale di Champions League a Lisbona del 12 agosto scorso contro il PSG, in misura limitata, avessero potuto ritrovarsi davanti ai maxi schermo allestiti in alcuni locali della nostra provincia. Aspettare la vaccinazione di massa e quindi la presunta immunità di gregge (che dipende dagli anticorpi, a quanto pare però destinati a sparire in sei mesi…), oppure far passare il principio del passaporto vaccinale riammettendo chi ha già ricevuto una o entrambe le dosi? Parola ai tifosi.
