Gigi Riva e il parallelismo con “la moglie di Cesare”
Il noto giornalista e scrittore bergamasco Gigi Riva ha relegato alle colonne del Corriere di Bergamo una riflessione sull’arbitraggio di Sassuolo-Atalanta. Per esplicitare al meglio il suo pensiero usa un parallelismo con l’Antica Roma: “La moglie di Giulio Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto, recita un famoso aforisma. In realtà Pompea, per volontà del dittatore, doveva «apparire» al di sopra di ogni sospetto benché lo avesse tradito con Clodio. Nel calcio, la moglie di Cesare è l’arbitro. Il designatore Rizzoli ha mandato a dirigere Sassuolo-Atalanta Luca Pairetto da Torino, figlio di Pierluigi, a sua volta già direttore di gara, condannato per Calciopoli a causa dei frequenti rapporti con Luciano Moggi, nonché fratello di Alberto dirigente della Juventus. Classifica vuole che la Juventus abbia come diretta concorrente per l’accesso alla Champions quell’Atalanta che il suo presidente Andrea Agnelli un anno fa dichiarò senz’altro un’intrusa nella massima competizione europea. E che, dopo la figuraccia della Superlega e con un bilancio in profondo rosso, la squadra di Torino abbia un bisogno spasmodico di incassare almeno i soldi garantiti dalla Champions”.
“Gasperini- prosegue Riva- ha sorvolato e invitato a pensare alle prossime partite, salvo sottolineare che le immagini si commentano da sole e gli episodi «pesanti» si stanno facendo più frequenti. Sbagliano i calciatori e sbagliano anche gli arbitri, fa parte del gioco. Se non fosse per quel tarlo della moglie di Cesare. Un altro adagio recita: le colpe dei padri (o dei fratelli) non ricadano sui figli (o i fratelli). Giusto. Ma rimuginando sui due punti persi, viene in mente un altro Giulio, re di Roma nei repubblicani tempi recenti, dal profilo con la gobba. Diceva: «A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina». Sarebbe bello non essere indotti a pensare male.
Non facciamo i napoletani, l’abbiamo buttata via noi la vittoria dom.