La vittoria di ieri contro il Benevento evidenzia la crescita dell’Atalanta, che adesso sa come trionfare anche contro le barricate nemiche
Quando 9 avversari su 11 decidono di chiudere i bagagli per andare a fare compagnia al loro portiere, l’Atalanta oggi sa come rovinargli la vacanza. Lo testimoniano l’1-3 della Samp dell’andata trasformatosi in 0-2, lo 0-0 con lo Spezia diventato 3-1, il 2-2 col Bologna divenuto 5-0, il pari a occhiali col Genoa che dovrà mutare in un +3, se non in differenza reti, almeno in bottino a fine gara.
NUOVA DEA. Perché ieri non sono stati gli episodi a decidere una gara davvero ostica e ferma, ma le azioni personali di talenti come Malinovskyi e Muriel, e di pedine affamate di maglie come Miranchuk e Pasalic. La Dea, che non ha strapazzato ma battuto il Benevento, è cresciuta, oggi è più matura, consapevole, furba e intercambiabile. E vuole sì la Champions matematica nell’ex patria del Gasp, ma solo per fare la festa al Milan e strappare il titolo di ‘vice campione d’Italia‘, a cui era arrivata a un passo lo scorso anno. Per raggiungere gli 81 punti, record finora solo in Serie B, e avere quei 5 milioni di euro di scarto che male non farebbero col mercato alle porte.
TRIPLETE SPECIALE. Ma intanto testa ai 3 punti contro un Genoa già salvo e a una Coppa da riportare a Bergamo dopo 58 anni. Perché non ci sarà mai più questa formula nella competizione, tutte queste partite capitate in casa, e forse nemmeno più questa Juve in finale. Lo speciale triplete nerazzurro recita così: Europa più bella a Genova, Coppa Italia a Reggio Emilia e secondo posto contro il Milan.