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Compleanni atalantini: l’asso di coppe Icardi e la meteora Banchelli

Il centrocampista milanese di scuola rossonera a Bergamo ha all’attivo retrocessione, promozione e semifinale di Coppa delle Coppe. Poca roba per il toscano

Faceva il mediano, anche se oggi lo definiremmo un centrocampista esterno, spesso spostandosi sul lato per avanzare, anche se a Lisbona fece di fatto il pendolino destro con Valter Bonacina largo dall’altra parte. Dell’ottantina secca di presenze senza segnare nell’Atalanta, Andrea Icardi, il primo festeggiato di oggi con le sue 58 candeline, ne trascorse un decimo scrivendole a caratteri indelebili sull’albo d’oro dell’edizione 1987-1988 di Coppa delle Coppe conclusa in semifinale col Malines dalla mitica squadra di Emiliano Mondonico che lottava contemporaneamente per la risalita in serie A. Se il milanese e milanista di nascita, ora responsabile dell’Academy rossonera in Australia, si fece un biennio da saliscendi tra retrocessione con Nedo Sonetti, Coppa Italia persa dal Napoli scudettato e l’abbinata cavalcata europea-promozione, l’altro compleanno in scarpe e tacchetti, Giacomo Banchelli, attaccante provetto che il 14 giugno dice 48 all’anagrafe, non lasciò certo le stesse tracce indelebili del ricciolino: riserva con Bortolo Mutti in cadetterìa e ancor più meteora con Giovanni Vavassori in A all’alba del nuovo secolo per essere spedito poi all’Empoli al mercato invernale.

ICARDI, IL MEDIANO DI COPPE. In gara 2 contro i belgi, il famoso 20 aprile 1988, fu Icardi, che gli aveva dato l’assist al ritorno del primo turno in casa contro il Merthyr il 30 settembre 1987, a procurare a Oliviero Garlini il rigore delle illusioni, crossando sul braccio aperto del compianto Leo Clijsters. Arrivato ventitreenne nell’estate del 1986 dopo aver vinto una Mitropa Cup nel 1982 retrocedendo già col Diavolo (nel 1980 per il calcioscommesse e nel 1982), nella prima stagione, contropartita legata al trasferimento di Roberto Donadoni nel capoluogo di regione, assommò 35 gettoni di cui 11 in un’edizione di Coppa Italia conclusa dal doppio ko coi Ciucci del bergamasco onorario (e residente) Bianchi e di Maradona. 45 nella seconda, di cui 5 nella coccarda e l’ottovolante continentale alla seconda partecipazione assoluta nella storia del club nerazzurro. Senza l’ombra di un gol, ma del resto Andrea, detto il Nano Gigante a Milanello, nella sua vita da mediano non è che venisse liberato spesso al tiro dai compagni. Alla Lazio per le successive due annate e al Verona per tre, scarpe al chiodo nel 1994 al Marconi Stallions di Sydney in Australia, la terra della sua famiglia, la moglie Rosie Clark e i figli Lorenzo, Daisy e Luca: dopo un iniziale ritorno in patria per guidare le giovanili di Milan, Monza e Alessandria oltre alle prime squadre di Derthona e Voghera, ecco la Milan Soccer Academy laggiù, agli antipodi. 9 presenze nell’Italia Under 21 di Azeglio Vicini, terza agli Europei del 1984 proprio con Donadoni.

BANCHELLI, METEORA ALL’ATTACCO. 4 palloni nel sacco in 24 presenze, invece, per Giacomo da Vinci, compaesano di Leonardo, della frazione Sovigliana-Spicchio (che compariva come luogo di nascita sull’album delle figurine), protagonista tra una parentesi atalantina e l’altra dell’andirivieni dalla Pistoiese. Sbucato dalla Fiorentina, Trofeo di Viareggio nel 1992 sfiorando la Coppa Uefa (persa con la Juventus) da rincalzo nel 1990 sotto Francesco Graziani (sostituto del futuro nerazzurro Bruno Giorgi), vi vinse anche la Coppa Italia nel 1996 grazie a Claudio Ranieri proprio a discapito della sua destinazione due estati più tardi. Decina piena il bottino in viola, qui era più dura. Cambio di Nicola Caccia o suo partner occasionale in un reparto che contava anche sui fantasisti Nicola Zanini e Cristiano Doni, inizialmente esterno alto, e su due sfondatori come Fausto Rossini e Michele Cossato, la storia di Banchelli alla voce score nerazzurro si esaurisce in fretta: nel trofeo nazionale alla Cremonese tra 23 e 30 agosto, in serie B al Cosenza il 22 novembre su rigore e al Monza il 23 gennaio 1999. Il resto? La presenza nel 3-0 del trofeo della coccarda alla sua futura compagine il 15 settembre prima di trasferircisi e 13 minuti contro l’Inter il 23 dicembre 2000. Da vagabondo, del resto, la parabola professionale: fino all’addio nell’Impruneta Tavarnuzze in Prima Categoria a 40 anni: Alessandria, Cosenza, Udinese, Cagliari, Reggiana (prima dell’Atalanta), Carrarese, Taranto, Lodigiani, Cisco Roma, CuoioCappiano, Montichiari, Cinthya, Scandicci e Montelupo (dove ha anche allenato) le altre maglie di un guardaroba che ne conta addirittura 19. Se non è un record, non lo è di sicuro nemmeno la settantina di gol da pro per un attaccante. Tanti auguri.

banchelli

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2 anni fa

L’unico VERO Icardi !!!!

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